Papa Francesco è arrivato in Mongolia per il suo 43esimo viaggio apostolico internazionale, che terminerà il 4 settembre. L’aereo con a bordo il Pontefice è atterrato nello scalo internazionale della capitale Ulaanbaatar, dove è stato accolto dal ministro degli Esteri, Batmunkh Battsetseg. Dopo una breve cerimonia di benvenuto, Papa Francesco è stato accompagnato nella prefettura apostolica.
Sull`aereo che lo portava in Mongolia, Papa Francesco ha salutato gli operatori dei media che lo accompagnano sul volo. Introdotto dal saluto del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, il Papa ha rivolto ai giornalisti alcune parole. “Grazie di questo incontro, grazie che voi siete venuti per questo viaggio: sono contento. E grazie per tutto il lavoro che farete. Un commento che ha fatto uno di voi mi ha ispirato a dirvi queste cose: andare in Mongolia – ha detto il Papa – è andare presso un popolo piccolo in una terra grande. La Mongolia sembra non finire e gli abitanti sono pochi, un popolo piccolo di grande cultura. Credo che ci farà bene capire questo silenzio, così lungo, così grande. Ci aiuterà capire cosa significa, ma non intellettualmente: capirlo con i sensi. La Mongolia si capisce con i sensi. Mi permetto di dire che farà bene forse ascoltare un po` la musica di Borodin, che è stata capace di esprimere cosa significa questa lunghezza e grandezza della Mongolia”, ha concluso Bergoglio.
Il programma del Santo Padre non prevede impegni per oggi. Durante il volo, riferisce il Vaticano, nel sorvolare Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azerbaijan, Kazakistan e Cina, il Papa ha fatto pervenire ai rispettivi capi di Stato dei telegrammi. Durante il volo per la Mongolia per il suo 43esimo viaggio apostolico, Papa Francesco ha inviato un telegramma al presidente cinese Xi Jinping formulando gli auguri di “buoni auspici a sua eccellenza e al popolo cinese mentre attraverso lo spazio aereo” del Paese asiatico. “Assicurandovi la mia preghiera per il benessere della nazione – si legge nel testo del telegramma – invoco su tutti voi le benedizioni divine dell’unità e della pace”.