La Chiesa povera e dei poveri nella prospettiva del Concilio Vaticano II”. Tra gli interventi del cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968, al Concilio Vaticano II, sottolineava nel suo libro Lorefice, offrendo una spaccato della propria sensibilità, spicca senza dubbio il discorso sulla Chiesa povera e dei poveri, tenuto il 6 ottobre 1962, durante i lavori della 35esima Congregazione Generale. Lercaro chiedeva che il De Ecclesia venisse scritto di nuovo a partire dal mistero del Cristo povero e che quello della povertà della Chiesa fosse il tema di tutto il Concilio. Quest’intervento ottenne una certa risonanza all’interno e al di fuori dell’assise conciliare, le cui tracce si trovano nel capitolo 8 della Lumen Gentium. “La scelta di essere Chiesa povera e dei poveri nei discorsi lercariani – sottolineava Lorefice – diviene, oltre che un motivo di fedeltà alla sequela Christi, anche un segno messianico per tutti gli uomini”. L’arcivescovo di Bologna Monsignor Matteo Zuppi 60 anni appena compiuti, vescovo ausiliare di Roma, già parroco a Trastevere e Torre Maura ma anche assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio e negoziatore della pace in Mozambico. E’ il nuovo arcivescovo di Bologna. Il cardinale Carlo Caffarra, ormai 78enne, va in pensione. Il Papa lo ha tenuto in carica fino alla conclusione del Sinodo per non privare l’assemblea della voce degli ultraconservatori italiani e infatti il porporato è stato insieme ai cardinali Pell e Sarah tra i capo fila dell’opposizione a tutte le aperture e riforme che sono state discusse nell’ultimo Sinodo.
Erede a sua volta di un grande e fine conservatore, il cardinale Giacomo Biffi, famoso per la sua capacità argomentativa, Caffarra si è distinto invece per posizioni poco spiegate che finivano spesso per cadere nel grottesco, come quando affermò una equivalenza tra la masturbazione e l’omicidio in virtù della potenzialità generativa del seme maschile. A Bologna però il tema principale che lascia è la difficoltà di conciliare il Vangelo con la logica imprenditoriale necessaria a governare una grande azienda multinazionale, la Faac che è stata lasciata in eredità all’arcidiocesi. Recentemente ci sono stati licenziamenti e delocalizzazioni di attività all’estero e il cardinale Caffarra si è trincerato dietro la scelta di costituire un “trust” che affida ai manager ogni responsabilità. Probabile che Papa Francesco non abbia apprezzato, se quale successore ha scelto un vescovo povero e amico dei poveri come Matteo Zuppi. Figlio di un caporedattore dell’Osservatore Romano (responsabile dell’Osservatore della Domenica) il presule vive molto modestamente, guida da solo la sua panda e conosce e va a trovare a casa poveri e anziani.