C’è un dato numerico che, più di altri, spiega molte cose del concistoro con il quale, oggi in San Pietro, Papa Francesco “creerà” venti nuovi cardinali, nonché della geografia dei suoi viaggi e, a prescindere dal Pontefice argentino, della evoluzione storica della Chiesa cattolica mondiale. Dopo il concistoro, scrive il gesuita Antonio Spadaro sull’ultimo numero della Civiltà cattolica da lui diretta, “i cardinali dell’Asia creati da Francesco saranno cinque. Dunque, dei 125 cardinali elettori, gli asiatici sono ben 14, e provenienti da 10 Paesi. Essi saranno l’11% del totale, a fronte di Chiese che nei loro Paesi per lo più non superano il 2-3% della popolazione. Consultando i dati più recenti dell’Annuario statistico vaticano, si scopre che i cattolici asiatici sono 134 milioni, cioè il 3% degli abitanti del loro continente, ma l’11% dei cattolici del mondo: la stessa percentuale dei cardinali, dunque”.
LE STATISTICHE Lo stesso annuario statistico vaticano, pubblicato l’anno scorso ma relativo ai dati di tre anni fa, mostra, peraltro, un dato ancora poco noto: sebbene relativamente minoranza, i cattolici battezzati ogni anno in Asia sono ormai, in termini assoluti, più di quelli europei: nel 2012 in Europa erano 2.170.870, in Asia 2.581.870. Di questi, 1.582.139 nelle sole Filippine, paese non casualmente visitato di recente da Papa Francesco. Il quale, peraltro, guarda con spirito aperto alla Cina, nonostante i malumori di diversi ambienti tanto a Roma quanto a Pechino, il paese che – sono i calcoli del professor Fenggang Yang citati solo l’anno scorso dal Telegraph – nel 2030 potrebbe diventare, con una “minoranza” stimata di 247 milione di battezzati, il paese con la più grande popolazione cristiana al mondo.
L’Odg In vista del Concistoro odierno il Papa ha convocato a Roma, in questi giorni di vigilia, i cardinali di tutto il mondo. All’ordine del giorno, la riforma della Curia, percepita, già al vivace Conclave del 2013, troppo romana, troppo intrecciata con la politica, gli affari, l’informazione italiana, troppo marcata da scandali che gettavano discredito sull’intera Chiesa cattolica mondiale. La riunione di questi giorni, confida un cardinale asiatico uscendo oggi dall’aula nuova del sinodo, è il “follow-up” di quel Conclave che portò all’elezione del primo Papa latino-americano della storia. Il quale, con la celebrazione di domani, plasmerà sempre più il “collegio elettorale” della Chiesa in chiave internazionale, premiando il terzo mondo, nonché diocesi periferiche, e un solo presule di Curia. E proiettando sempre di più la cattolicità, con la scelta dei cardinali che sceglieranno – tra di loro – il suo successore, verso quei continenti dove la fede cattolica cavalca.
I CARDINALI Il Papa ha invece deciso di creare cardinali, oggi, due italiani, sì, ma di diocesi che non avevano mai ricevuto la nomina cardinalizia (Edoardo Menichelli di Ancona e Francesco Montenegro di Agrigento). Solo un curiale, il corso Dominique Mamberti, fino a pochi mesi fa “ministro degli Esteri” della Santa Sede, promosso dal Papa argentino Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Diventano poi cardinali altri due europei: il portoghese Manuel José Macario do Nascimento Clemente, patriarca di Lisbona e lo spagnolo Ricardo Blazquez Perez, arcivescovo di Valladolid e moderato presidente della conferenza episcopale spagnola dopo gli anni dell’esuberante Antonio Maria Rouco Varela. Due gli africani, l’etiope Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba (nemico giurato dei progetti di legge sulle coppie gay) e Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago di Capo verde (è la prima volta che l’isola avrà un cardinale). Molto periferica anche Tonga, anch’essa per la prima volta con un arcivescovo cardinale, Soane Patita Paini Mafi, vescovo unico dell’isola della Polinesia, che, insieme a John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington in Nuova Zelanda, è uno dei due nuovi porporati dell’Oceania (non diventa cardinale, ad esempio, l’arcivescovo di Sidney Anthony Colin Joseph Fisher, successore del nuovo prefetto cardinale della Segreteria vaticana per l’Economia George Pell). L’Asia avrà ben tre nuovi cardinali, Pierre Nguyen Van Nhon, arcivescovo di Ha Noi in quel Vietnam tanto caro alla diplomazia vaticana, il salesiano Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon nel complesso Myanmar e il thailandese Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok. Infine tre latino-americani: l’arcivescovo messicano Alberto Suarez Inda di Morelia, una delle regioni più marcate dalla violenza del narcotraffico, che era pronto ad andare in pensione già pochi mesi fa, il salesiano uruguaiano Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo molto impegnato sulle questioni sociali e sull’immigrazione, e il vescovo di David, a Panama, José Luis Lacunza Maestrojuan.
ULTRAOTTANTENNI Il Papa nomina poi cardinali – titolo più onorifico – anche cinque cardinali ultraottantenni, che non entrerebbero dunque in conclave: “Essi – disse a gennaio quando annunciò il concistoro – rappresentano tanti Vescovi che, con la stessa sollecitudine di pastori, hanno dato testimonianza di amore a Cristo e al Popolo di Dio sia nelle Chiese particolari, sia nella Curia Romana, sia nel Servizio Diplomatico della Santa Sede”. Sono l’arcivescovo emerito di Manizales in Colombia, José de Jesus Pimiento Rodriguez, l’arcivescovo emerito di Tucuman in Argentina Luis Héctor Villalba, l’ex nunzio apostolico tedesco Karl-Joseph Rauber (piuttosto critico con Benedetto XVI in particolare per la nomina a Bruxelles dell’attuale arcivescovo André Leonard), il vescovo emerito di Xai-Xai in Mozambico Julio Duarte Langa, e il sardo Luigi De Magistris, ex pro-penitenziere maggiore. Domani pomeriggio, dalle 16.30 alle 18, parenti, amici, fedeli e il “popolo romano” può fare le visite di cortesia (un tempo visite di calore) ai nuovi cardinali in Vaticano, nei locali dell’aula Paolo VI e nel palazzo apostolico. Domenica, infine, una messa a San Pietro presieduta dal Papa.