Il Papa oggi ha visitato il centro per i rifugiati di Lesbo. Questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto all`Aeroporto Internazionale di Atene da dove, alle ore 9.33 (8.33 ora di Roma), è partito a bordo di un A320 dell`Aegean alla volta di Mytilene. Dopo il suo arrivo all`Aeroporto di Mytilene, il Papa, accolto dalla Presidente della Repubblica Ellenica, Katerina Sakellaropoulou, e dall`Ordinario della Diocesi, Monsignor Josif Printezis, in auto ha raggiunto alle 11 circa il Reception and Identification Centre per far visita ai rifugiati.
“Il Mediterraneo sta diventando un freddo cimitero senza lapidi” ha detto il Papa Francesco al centro per i rifugiati di Lesbo, 5 anni dopo la sua prima visita, invocando: “Fermiamo questo naufragio di civiltà”. Il Papa ha percorso a piedi, salutando le persone, accarezzando i bambini, il tragitto dal cancello del Centro al tendone, dove ha parlato ai circa 200 rifugiati raccolti ad ascoltarlo. E qui ha usato parole forti per scuotere tutti di fronte alla tragedia dei migranti, che sembra sempre sfumare sullo sfondo, anche della pandemia, invece – ha sottolineato il Papa – “se vogliamo ripartire, guardiamo i volti dei bambini. Troviamo il coraggio di vergognarci davanti a loro, che sono innocenti e sono il futuro”. “Non permettiamo – ha ammonito il Papa – che questo ‘mare dei ricordi’ si trasformi nel ‘mare della dimenticanza’”. E l’appello, accorato di Papa Bergoglio: “Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!”.
Dal Reception and Identification Centre di Mitilene, a Lesbo, il Papa ha richiamato il mondo, in particolare l’Europa, ad affrontare l’emergenza umanitaria dei migranti, sottolineando: “È triste sentir proporre, come soluzioni, l`impiego di fondi comuni per costruire muri. Certo, si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli. Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non è alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza. È invece unendo le forze per prendersi cura degli altri secondo le reali possibilità di ciascuno e nel rispetto della legalità, sempre mettendo al primo posto il valore insopprimibile della vita di ogni uomo”. Bergoglio ha ricordato ancora Elie Wiesel, le parole del suo discorso per l’accettazione del premio Nobel: “Quando le vite umane sono in pericolo, quando la dignità umana è in pericolo, i confini nazionali diventano irrilevanti”.
Poi un monito alla politica. “È facile – ha sottolineato Bergoglio – trascinare l`opinione pubblica istillando la paura dell`altro; perché invece, con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio? Vanno affrontate le cause remote, non le povere persone che ne pagano le conseguenze, venendo pure usate per propaganda politica!”.