Per oltre un anno hanno ricevuto la busta paga ma non lo stipendio. Restando scoperti persino sul fronte dei versamenti previdenziali, assicurativi e contributivi a Inail e Inps. Il datore di lavoro? L’assessorato al Territorio e Ambiente della Regione. Così, il neo dirigente Maurizio Pirillo un mese fa ha deciso di sospenderli. E da allora i trentatré ex cocopro del dipartimento Territorio e Ambiente restano a casa in attesa che la loro situazione si sblocchi. “Una storia paradossale con responsabilità gravissime della Regione”, denunciano Franco Campagna della Fp Cgil Sicilia e Gianni Borrelli della Uil che nei giorni scorsi hanno portato la vicenda anche all’attenzione della competente commissione all’Ars chiedendo un intervento legislativo per sanare le anomalie. “Un governo che si erige a paladino della legalità non può commettere reati come questo – dicono – Queste persone hanno di fatto lavorato in nero per una pubblica amministrazione: la Regione siciliana”. Un “record”, secondo i due sindacati. Che aggiungono: “Oltre al danno adesso arriva la beffa perché con la sospensione del personale, le pratiche negli uffici si accumulano”.
Tra quelle seguite dagli ex cocopro: le valutazioni di impatto ambientale (Via) e le valutazioni ambientali strategiche (Vas) “per cui – dicono i sindacati – l’arretrato è fortissimo”. La storia dei precari del dipartimento è lunga e ingarbugliata. Assunti con contratti di cocopro nel 2003 (allora erano 45), tutti laureati, si sono occupati tra l’altro delle autorizzazioni Via-Vas, prorogati di anno in anno fino al 2013 quando, dopo la bocciatura di una nuova proroga da parte del Commissario dello Stato, è scattato il licenziamento. Uno stop durato solo un anno perché a febbraio del 2014 dopo avere siglato con la Regione un accordo di conciliazione rinunciando a qualsiasi rivalsa per il passato, per i 33 è arrivato il nuovo contratto. Le loro posizioni però non sono mai state comunicate all’Inps e dalla firma del nuovo contratto, siglato dall’ex dirigente generale Gaetano Gullo all’inizio del marzo scorso, quando sono stati sospesi dal servizio, i 33 non hanno ricevuto nessuno stipendio. Ai dipendenti è stata invece consegnata la busta paga. “Siamo al paradosso che adesso ci arriverà pure il Cud”, dicono Marco Corona e Tiziana Dieli, due dei 33. “La nostra situazione – continuano – è disperata – Molti di noi ormai hanno avviato azione legale e decreti ingiuntivi contro la Regione”. Il caso è sotto esame dell’ufficio legale della Regione, cui Pirillo ha chiesto un parere per decidere le prossime mosse. I sindacati, intanto, annunciano “nuove clamorose forme di protesta”.