di Carlantonio Solimene
Una palla di neve che si sta trasformando metro dopo metro in una valanga. La vicenda dei quattro istituti di credito sopravvissuti grazie al decreto salva-banche mette sempre più in imbarazzo il Partito Democratico. Perché, da qualsiasi lato lo si guardi, il salvataggio di Banca Marche, Popolare dell’Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e CariChieti ha degli aspetti sgradevolissimi. Innanzitutto perché in una delle banche sopravvissute – l’Etruria – aveva un ruolo apicale il padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Ma specialmente perché per “ristrutturare” i debiti degli istituti di credito sono diventati carta straccia gli investimenti di diverse decine di migliaia di piccoli amministratori. I numeri: ad aver perso i propri soldi sono stati 130mila clienti delle banche, tra cui 10mila famiglie con obbligazioni subordinate andate in fumo per un totale di 780 milioni di euro. Piccolo particolare, le banche avevano tutte la base in regioni “rosse”, bacini elettorali di un Partito Democratico che, in questa occasione, più che pensare al proprio “popolo” ha cercato di tutelare gli interessi di pochi.
Non a caso Matteo Renzi, a Rignano sull’Arno per partecipare alla due giorni di banchetti del Pd dal titolo “Italia, coraggio”, ha dovuto primariamente affrontare lo spinoso tema banche. “La questione è molto delicata, ormai ha delle regole europee”, ha detto il premier. “Ricordiamoci sempre che queste persone, alle quali va tutta la nostra vicinanza, non sono correntisti come tutti gli altri – ha continuato Renzi – hanno acquistato dei titoli particolari, delle obbligazioni particolari. Noi cercheremo di trovare una soluzione ma ovviamente non è la cosa più semplice del mondo pensando a come funziona oggi il mercato delle banche in Europa. Noi ce ne facciamo carico, ma ricordiamoci sempre che l’alternativa era la chiusura. Invece abbiamo salvato quattro banche, i posti di lavoro e i correntisti”. La soluzione allo studio è un emendamento alla legge di Stabilità che istituisca un fondo per risarcire almeno in parte gli investitori che hanno perso tutto. Una “dote” di 100 milioni finanziata per due terzi dalle banche e per un terzo dallo Stato, che rappresenterebbe circa il 30% dei 300 milioni stimati delle obbligazioni subordinate in mano ai piccoli risparmiatori su un totale di circa 750 milioni di bond subordinati emessi dalle quattro banche. Tale soluzione punterebbe a rimborsare i piccoli risparmiatori e a tenere fuori gli investitori istituzionali.
Ma l’ennesima “mancetta” non sembra placare la rabbia dei correntisti che si sono sentiti truffati né gli attacchi dell’opposizione. Ed è soprattutto il MoVimento 5 Stelle a cercare di cavalcare il pasticcio dell’esecutivo. Oggi, a partire dalle 15.30, i parlamentari grillini incontreranno in piazza Montecitorio azionisti e obbligazionisti delle quattro banche salvate. Proprio in quegli istanti, nel “Palazzo” comincerà la discussione sulla manovra in commissione. Si preannuncia un pomeriggio caldo per il governo, ma non sarà l’unico. Giovedì sarà Matteo Salvini, segretario della Lega, a recarsi ad Arezzo, davanti alla sede della Popolare dell’Etruria. Sul fronte Forza Italia, è il capogruppo alla Camera Renato Brunetta a suonare la carica: “Siamo dalla parte dei risparmiatori, giustamente in rivolta, e li difenderemo in Parlamento e nel Paese. Renzi e i suoi cari hanno messo in atto una rapina in banca senza passamontagna. Li fermeremo”.