Evitare la conta interna. Il Partito Democratico traccia l’ennesima tappa di un percorso “molto delicato” per dirla con Maurizio Martina. Al Nazareno, infatti, è un continuo gioco a massacro. A Riaccendere gli scontri – a dire il vero mai finiti – i nuovi capigruppo dem. Riunioni più volte fissate e altrettanto rinviate. Nulla di fatto, finora. Intanto, la conta minacciata dai renziani è sempre pronta a scattare. Sulla carta i numeri sarebbero a favore dell’ex-segretario. Ma le minoranze non mollano: “Se si andasse a una conta il rischio di spaccare il gruppo è concreto”. Ma la vera guerra fratricida si sta consumando per la nomina dei capigruppo dem e per la quale tutto è stato ancora una volta rinviato a martedì. I renziani insistono sulla coppia Lorenzo Guerini-Andrea Marcucci. Le minoranze e un pezzo della maggioranza, invece, come rimarca Luigi Zanda, chiedono maggiore discontinuità. Come dire, Renzi sempre nel mirino. Ma l’ex premier sa bene che in questa partita non può pareggiare: o vince o perde. E la sconfitta sarebbe letale soprattutto per lui. Martina, nel frattanto, sempre più equilibrista che reggente, tenta di non far crollare l’attuale castello di carte: “Dovete farvi carico e dobbiamo farci carico di un lavoro unitario e plurale”. E ha ragione. Per l’ex ministro, infatti, sarà dura tenere la rotta in questa tempesta fino alla formazione del nuovo governo, che potrebbe vedere luce non prima di un mese. O forse più.