Alma, il più grande radiotelescopio del mondo nel cuore del deserto di Atacama, nel Nord del Cile, punta a raddoppiare la sua capacità di acquisire immagini dell’universo entro il 2030, dopo aver chiuso 6 mesi durante la pandemia di Covid-19. Il radiotelescopio cattura l’universo grazie a 66 antenne a oltre 5mila metri sul livello del mare, in condizioni perfetta per ottenere maggiore nitidezza. Inoltre, c’è un cuore tecnologico tutto italiano nel sistema di controllo delle antenne europee di Alma, Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, situato al centro del complesso di otto osservatori radio di tutto il mondo che hanno formato un unico telescopio virtuale chiamato EHT e che ha fotografato il primo buco nero sulla Via Lattea.
Delle 66 antenne complessive, infatti, 25 sono state realizzate in Europa, e a sviluppare il cuore del loro sistema di controllo e precisione è stata Microgate, innovativa azienda bolzanina, che ha dato così il suo contributo tecnologico al raggiungimento di un traguardo storico per la scienza. Il sistema di controllo ideato da Microgate per le 25 antenne montate nel 2011 sul radiotelescopio è stato fondamentale per permettere agli astronomi di sincronizzare le onde radio in entrata necessarie per elaborare un’immagine nitida del buco nero. L’azienda ha lavorato su tutti i componenti di controllo e sulla metrologia necessaria per garantire un’estrema precisione di puntamento delle antenne, le cui strutture sono state invece costruite dal Consorzio AEM (costituito da EIE, Thales Alenia Space e la tedesca MT Mechatronics). Una potenza maggiore al radiotelescopio Alma, infine, permetterà di avere immagini ancora più dettagliate di quelle dei giorni scorsi che hanno mostrato per la prima volta il buco nero al centro della nostra galassia.