Il Real Madrid spodesta il Manchester City dal trono dei club più ricchi al mondo: nella stagione 2022-2023 la società guidata da Florentino Perez ha generato ricavi per 831 milioni di euro, superando Manchester City (826 milioni di euro), Paris Saint-Germain (802), Barcellona (800) e Manchester United (746). E’ quanto emerge dalla 27esima Football Money League, pubblicata dallo Sports Business Group di Deloitte, che ha passato in rassegna i conti dei 20 club con i maggiori ricavi nel calcio mondiale.
Dall’analisi emerge un mondo del pallone ingessato: sono solo tre le new entry nella Football Money League, Eintracht Francoforte, SCC Napoli e Olympique de Marseille, con le italiane lontanissime e tutte fuori dalla top 10. La Juventus resta all’11esimo posto anche se aumenta i ricavi del +8% a 432 milioni di euro; il Milan balza dalla 16esima alla 13esima posizione con 385 milioni (+50%) e batte l’Inter stabile al 14esimo posto, con un aumento di quasi 50 milioni di fatturato a 379 milioni di euro (+23%). Il Napoli, che nel 2023 ha conquistato lo scudetto in Italia, si piazza al 19esimo posto: ricavi per oltre 267 milioni, +71%.
Nel 2022-2023 le 20 big mondiali hanno mosso in una sola stagione la cifra record di 10,5 miliardi di euro (+14%). A ingrossare le casse delle società, notano gli analisti, i record registrati a livello commerciale (4,4 miliardi) e da matchday (1,9 miliari). Più lento l’andamento dei ricavi da diritti televisivi: +5% per una crescita limitata dal fatto che la stagione 2022-2023 rientrava in accordi già esistenti.
“I club sembrano non poter più contare su una crescita esponenziale dei ricavi da diritti Tv, la creazione di un modello di business più focalizzato sul piano commerciale consentirà di ottenere un maggiore controllo sulla propria stabilità finanziaria”, ha detto Tim Bridge, partner dello Sports Business Group di Deloitte. “Nelle prossime stagioni i club potrebbero diversificare i propri ricavi per ottenere il controllo su una quota maggiore dei loro introiti. Ciò consentirà di proteggersi non solo dalla variabilità delle prestazioni sul campo, ma anche da condizioni macroeconomiche più difficili e da cambiamenti nel sistema calcistico”.