di Enzo Marino
“Immaginare l’elezione di un presidente come parte di un patto politico temporaneo, come il ‘patto del Nazareno’, o all’opposto come occasione per ridimensionare quel patto con il concorso di pezzi della sinistra, o ancora, come passaggio attraverso il quale zittire la minoranza interna al proprio partito, in tutti questi casi significherebbe non solo ricadere nello schema fallimentare sperimentato dall’allora segretario del Partito democratico, Bersani, ma soprattutto non cogliere la sfida che ci sta di fronte e che nell’elezione del nuovo presidente assume un significato simbolico, da rito collettivo”.
Renzi ha quindi l’occasione per dimostrare una sua diversa caratura. “Non solo l’abile politico che ha dimostrato di essere, o il giovane ‘rottamatore’ di una classe politica decotta – ha proseguito Brunelli nel suo editoriale -, ma l’uomo di stato e di governo che sa ridare fiducia all’Italia perché sa ridare fiducia agli italiani”. Il paese, infatti, mai come in questo momento “ha bisogno di un presidente di caratura internazionale, là dove Renzi si è dimostrato particolarmente debole e improvvisato”; ha bisogno di “un presidente di garanzia, che, proprio perché forte della propria parzialità, possa chiudere ‘le guerre civili’ di questi venticinque anni”.
L’Italia, si legge ancora su “Il Regno”, ha bisogno di un presidente “che ridia spessore e credibilità al linguaggio della politica per ritessere la trama dei valori collettivi. Il presidente Renzi ha la responsabilità principale di questo passaggio decisivo. Scelga un metodo che rifletta con trasparenza questa responsabilità. Scelga un solo nome, fin dall’inizio, nonostante i veti possibili, e lo porti fino in fondo in Parlamento. Qui sta la responsabilità e la forza del suo partito e del suo Governo. Qui sta la responsabilità e la forza di un leader”.