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Il rider: finalmente un lavoratore a tutti gli effetti

Le abitudini alimentari degli italiani, anno dopo anno, stanno subendo una grande evoluzione. L’adeguamento ai sistemi lavorativi esteri che ci hanno preceduti, in particolare a quelli d’oltreoceano, sta permettendo ai cittadini italiani di sentirsi sempre più cosmopolita senza rinunciare al grande patrimonio gastronomico che ci distingue in tutto il mondo. La figura del fattorino, oggi più noto come rider soprattutto nel settore alimentare, sta prendendo maggiormente piede nella quotidianità italiana. Nel periodo di pandemia che, si spera, ci stiamo lasciando alle spalle, la consegna di cibo a domicilio è stata una delle attività più fruttifere per il settore della ristorazione, soprattutto nelle grandi città come Milano dove, in tempi pre-Covid, si era già compresa l’importanza di questo servizio.

Ad oggi, la crescita di richiesta del servizio ha portato le grandi società specializzate nel settore, ma anche le piccole aziende di ristorazione, ad aumentare le assunzioni facendo della figura del rider una vera e propria attività, soprattutto nelle grandi città. È così che i portali verticali di ricerca lavoro come Camerieri.it di Jobtech, hanno dato sempre più spazio a questa mansione, offrendo a tutti la possibilità di accedere alle migliori offerte di lavoro come rider a Milano. Ciò ha rappresentato e continua a rappresentare un’occasione imperdibile per i tanti fuori sede che intendono contribuire al loro sostentamento, per i giovani che vogliono arrotondare la paghetta o muovere i primi passi nel mondo del lavoro. 

Le tante opportunità lavorative nell’ambiente milanese sono sicuramente dovute all’innumerevole presenza sul territorio di fast food, ristoranti, pizzerie e trattorie. Secondo la Camera di Commercio, infatti, Milano offre circa ottomila esercizi nel settore Ho.Re.Ca, che permettono di spaziare tra i diversi stili delle location, i gusti alimentari e i prezzi più consoni al proprio budget. Un panorama sicuramente allettante per chi desidera entrare a far parte di questo ambito lavorativo. Basterà, dunque, per iniziare l’attività, munirsi di una bicicletta, oppure di un motorino (se non forniti direttamente dall’azienda) con apposito patentino, una buona conoscenza della città per poter scegliere il percorso più veloce, e uno smartphone col quale ricevere le notifiche inviate dal locale per cui si lavora. 

La frenesia del traffico cittadino espone però il rider a notevoli rischi. Per tutelarlo da fastidiosi inconvenienti, sarà necessario l’equipaggiamento di base che prevede l’utilizzo di un casco, una giacca con catarifrangenti (che spesso riporta il logo dell’azienda), guanti e ginocchiere.  La Gazzetta Ufficiale, inoltre, ha pubblicato un provvedimento atto a inquadrare finalmente il rider, figura professionale finora priva di regolamentazione, come lavoratore subordinato tramite una collaborazione etero-organizzata, corredato da relativa copertura Inail per garantire il sostegno necessario in caso d’infortunio, e stabilendo una paga base minima, a cadenza settimanale nella maggior parte dei casi, calcolata a ore e non più a consegna come, invece, accadeva in precedenza.

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