Taglio dei parlamentari, il Senato ha un nuovo Regolamento

Meno risorse e decadenza da uffici contro i cambi di “casacca”

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In vista delle ormai imminenti elezioni parlamentari del 25 settembre il Parlamento deve adeguare la sua organizzazione alla luce del taglio dei Parlamentari. Alla Camera ci saranno 400 deputati invece che 630, al Senato diventano 200 dagli attuali 301. Ed è in particolare a Palazzo Madama che si sta per approvare una riforma del regolamento che tenga conto dei numeri ridotti. La riforma è già all’esame dell’Aula e c’è l’impegno ad approvarla entro la pausa estiva dei lavori. Alla Camera invece la Giunta per il Regolamento non ha ancora iniziato a lavorare sul testo base a causa di una visione differente sulle modifiche da introdurre. Ma fonti parlamentari spiegano che a Montecitorio non è necessario intervenire almeno per quanto riguarda la riorganizzazione delle commissioni dal momento che la riduzione dei deputati non mette in discussione la partecipazione alle 14 commissioni permanenti.

Al Senato invece è proprio da lì che occorre partire: le commissioni che si ridurranno da 14 a 10. Cambiano quindi anche le competenze: la prima ad esempio Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell`Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, assumerà anche quelle su editoria e digitalizzazione. Invariata la seconda Giustizia, la terza Affari Esteri accorperà anche la Difesa, la quarta si occuperà di Politiche dell’Ue, la quinta Bilancia, non cambia, come la sesta Finanze e tesoro. La VII si occuperà oltre che di cultura e patrimonio culturale anche di istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport. L’VIII – Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica; la IX: Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare. E infine la X diventerà: Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale.

Diverse modifiche riguardano anche il fenomeno sempre più frequente dei cambi di “casacca” e quindi si stabilisce che chi lascia il proprio gruppo decada dalla carica dell’Ufficio di presidenza, dalla carica di Questore, dalle giunte e da tutti gli organi collegiali. Ma la norma più incisiva riguarda le risorse economiche, ossia se un gruppo si riduce perché alcuni componenti lo lasciano vedrà ridotte anche le risorse che non seguiranno più il senatore che cambia gruppo. La prima versione prevedeva la “revoca” tout court dei contributi al gruppo che perdeva il senatore senza l’assegnazione al nuovo gruppo di adesione. La nuova formulazione predisposta dai relatori (Calderoli e Santangelo) che dovrà essere votata in Aula recita invece: “Al fine di disincentivare i trasferimenti ad altro Gruppo parlamentare in caso di variazioni nella consistenza numerica dei Gruppi, si stabilisce la riduzione del 50 per cento del contributo al Gruppo del quale il Senatore cessa di far parte, attribuendo il 30 per cento della quota proporzionale iniziale al Gruppo di destinazione. I risparmi di spesa sono destinati ai bilanci del Senato. Qualora il Senatore non si iscrivesse a nessun Gruppo Parlamentare, i risparmi di spesa sono destinati al bilancio del Senato”.

Quanto alla nuova composizione dei gruppi la riforma prevede che ciascun gruppo, a esclusione del gruppo Misto e del gruppo rappresentativo delle minoranze linguistiche, dovrà essere composto da sette senatori al posto dei dieci attualmente previsti e rappresentare un partito o movimento politico – eventualmente anche in coalizione – che alle ultime elezioni abbia presentato candidati con lo stesso contrassegno, conseguendo l`elezione di almeno un senatore. Resta ferma la possibilità di costituire Gruppi di coalizione elettorale, così come la possibilità di costituire, anche in seguito, Gruppi autonomi da parte di ciascuna componente della coalizione stessa. Sempre per scoraggiare i “cambi di casacca” la proposta della Giunta consente la costituzione di nuovi Gruppi in corso di legislatura, purché composti da almeno dieci senatori e rappresentativi di un partito o un movimento politico – del quale assumono il contrassegno – che nella legislatura abbia presentato alle elezioni politiche, regionali o del Parlamento europeo propri candidati, conseguendo l`elezione di propri rappresentanti. Viene per la prima volta prevista, anche per i senatori elettivi (oggi era possibile solo per quelli a vita), la possibilità di non essere iscritti ad alcun gruppo parlamentare.