Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, l’ha definita un “atto di guerra”. In una dichiarazione, Decaro ha accusato il Ministero dell’Interno, guidato da Matteo Piantedosi, di intraprendere azioni che minacciano il corso democratico della città. Secondo Decaro, il Viminale ha comunicato la nomina di una commissione d’accesso finalizzata a valutare lo scioglimento del Comune di Bari.
“L’atto – come un meccanismo a orologeria – segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avv. Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra” ha detto il sindaco. Insomma, per Decaro “è un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”.
Il sindaco di Bari non ha certo nessuna intenzione di mollare. “A questa aggressione – ha aggiunto – io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città. Fosse l’ultimo atto della mia esperienza politica. Non starò zitto. Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città. Se gli uffici del Ministero non hanno ritenuto di leggere le carte che ho consegnato, le farò leggere ai cittadini. E come ho sempre fatto, lascerò che siano loro a giudicare”.
Il ministero dell’Interno, dal canto suo, ha risposto alle accuse del sindaco, precisando che l’accesso ispettivo non è stato predisposto con l’intenzione pregiudiziale di sciogliere il Comune, ma piuttosto per condurre un’indagine approfondita sull’attività amministrativa, in linea con le leggi vigenti. Si sottolinea che questo tipo di azione è stata intrapresa anche in altri enti locali in situazioni simili. In sostanza, per il ministero, quest’azione mira a rassicurare sul fatto che l’accesso ispettivo non è una punizione preventiva, ma piuttosto un mezzo per valutare la situazione in modo obiettivo, offrendo agli amministratori locali l’opportunità di fornire ulteriori chiarimenti e prove. In ogni caso, la tensione tra il primo cittadino pugliese e il Viminale rimane alta.