Il sogno di Trump: Gaza come “Riviera” del Medio Oriente. La ferma opposizione dei palestinesi

Donald Trumpok

Benjamin Netanyahu e Donald Trump

In un incontro informale con i giornalisti nello Studio Ovale della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, affiancato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha riproposto con forza il suo controverso piano per il ricollocamento dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Con tono deciso, Trump ha suggerito che i palestinesi potrebbero essere trasferiti in Giordania, Egitto o “altri posti”, aggiungendo che potrebbero essere necessarie “quattro, cinque o sei aree separate” per ospitarli. Per la prima volta, il presidente americano ha sostenuto che il reinsediamento dovrebbe essere permanente e riguardare tutti i cittadini di Gaza.

“Gaza è una garanzia che finiranno per morire. La stessa cosa accadrà di nuovo, ancora e ancora”, ha dichiarato Trump, descrivendo la Striscia di Gaza come un “sito di demolizione” in cui “non c’è quasi un edificio in piedi”. Secondo il presidente, il ricollocamento dei palestinesi in “belle case” in un’area sicura e stabile rappresenterebbe la soluzione migliore per garantire loro una vita felice e lontana dalla violenza. “Se i cittadini di Gaza avessero un’alternativa, preferirebbero di gran lunga non tornare indietro”, ha aggiunto, esprimendo la speranza di poter realizzare “qualcosa di veramente bello”.

Il sogno di Trump

Trump ha delineato una visione ambiziosa per il futuro di Gaza, immaginando la Striscia come una “Riviera del Medio Oriente”, un luogo di pace e prosperità dove chiunque vorrà vivere potrà farlo in condizioni migliori. Tuttavia, ha precisato che il ricollocamento dei palestinesi sarebbe “temporaneo” e che qualsiasi decisione verrebbe discussa con gli alleati nella regione. Nonostante ciò, Egitto e Giordania, i Paesi indicati da Trump come potenziali destinazioni per i palestinesi, hanno già respinto l’idea, definendola inaccettabile.

Un coro di critiche

Le dichiarazioni di Trump hanno scatenato un coro di critiche da parte della comunità internazionale. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito qualsiasi spostamento forzato di persone come una forma di “pulizia etnica”. Anche l’Unione Europea, la Cina, la Russia e diversi Paesi arabi hanno espresso forti riserve sul piano di Trump, sottolineando come esso violi il diritto internazionale e i diritti fondamentali del popolo palestinese.

La ferma opposizione dei palestinesi

Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, ha respinto con fermezza la proposta, affermando che “i legittimi diritti dei palestinesi non sono negoziabili”. Hamas, il movimento che governa Gaza, ha definito la posizione di Trump “razzista” e in linea con quella dell’estrema destra israeliana. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ha ribadito il suo sostegno alla soluzione dei due Stati, sottolineando che Gaza è una parte “inseparabile” dello Stato palestinese.

Le reazioni di Israele e dei Paesi arabi

Mentre il governo israeliano ha accolto con favore le dichiarazioni di Trump, i Paesi arabi hanno espresso forti preoccupazioni. L’Egitto ha sottolineato che i palestinesi devono rimanere a Gaza, mentre la Turchia ha definito “inaccettabile” l’idea di un trasferimento forzato. L’Arabia Saudita ha ribadito il suo sostegno alla creazione di uno Stato palestinese e ha rifiutato qualsiasi azione che violi i diritti del popolo palestinese.

L’Europa si schiera contro il piano di Trump

In Europa, le reazioni sono state altrettanto critiche. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha ribadito l’importanza della soluzione dei due Stati, mentre la Francia ha espresso la sua opposizione a qualsiasi spostamento forzato della popolazione palestinese. Anche il Regno Unito e la Germania hanno sottolineato che i palestinesi devono poter rimanere nelle loro terre e che Gaza deve far parte di un futuro Stato palestinese. “Gaza appartiene ai palestinesi”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, aggiungendo che “non deve esserci alcuna soluzione sopra le teste dei palestinesi”.

Conclusioni: un piano che divide il mondo

Il piano di Trump per il ricollocamento dei palestinesi da Gaza ha scatenato un dibattito internazionale acceso, con critiche diffuse da parte di governi, organizzazioni internazionali e rappresentanti della società civile. Mentre Trump immagina un futuro di pace e prosperità per la regione, molti temono che il suo approccio possa aggravare ulteriormente le tensioni e minacciare i diritti fondamentali del popolo palestinese. La questione rimane aperta, con la comunità internazionale divisa sulle possibili soluzioni per uno dei conflitti più complessi e duraturi del nostro tempo.