Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia, l’occupazione in Italia ha registrato un significativo aumento nei primi due anni di governo di Giorgia Meloni, con una crescita complessiva di 847.000 posti di lavoro, pari a un incremento del 3,6%. Di questi nuovi posti, 672.000 sono occupati da lavoratori dipendenti e 175.000 da autonomi.
La premier Meloni ha commentato positivamente questi dati sui social, sottolineando che “i numeri ci spingono a continuare a lavorare con determinazione per creare ulteriori opportunità e garantire stabilità e crescita economica a tutta la nostra Nazione. L’Italia è sulla strada giusta, ma non ci fermiamo: c’è ancora molto da fare.”
Un aspetto rilevante dell’analisi riguarda i lavoratori dipendenti. Il numero di coloro che nel biennio dispongono di un contratto a tempo indeterminato è aumentato di 937.000 unità, mentre i lavoratori con contratti a termine sono diminuiti di 266.000. Ciò ha portato a una diminuzione dell’incidenza dei lavoratori precari, scesa al 14,4%, con una riduzione di 2 punti percentuali rispetto al 2022.
Inoltre, il numero dei disoccupati è sceso a 1.473.000 (-496.000), mentre gli inattivi sono diminuiti di 198.000 unità, attestandosi a 12.538.000. Tra i 847.000 nuovi occupati, quasi metà (420.000) sono donne, con il restante 50,4% rappresentato da uomini.
I dati mostrano anche un miglioramento delle condizioni occupazionali per le donne. Le donne occupate hanno raggiunto un totale di 10.253.000, mentre le disoccupate sono scese a 693.000. Nonostante il tasso di occupazione femminile rimanga il più basso d’Europa, con un incremento al 53,6% (+2) rispetto al biennio precedente, il tasso di disoccupazione femminile è sceso al 6,3% (-2,7).
Un altro dato interessante riguarda l’andamento occupazionale per fasce di età. La categoria che ha contribuito maggiormente alla crescita dell’occupazione è quella degli over 50, con ben 710.000 nuovi posti di lavoro (83,8% del totale). Seguono i giovani tra i 25 e i 34 anni (+184.000) e la fascia tra i 15 e i 24 anni (+18.000). Tuttavia, la coorte tra i 35-49 anni ha visto una contrazione di 66.000 unità. Questo dato riflette il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione lavorativa e l’allungamento dell’età lavorativa, che ha ritardato il pensionamento di molti lavoratori. Inoltre, le aziende sembrano privilegiare l’assunzione di persone con esperienza, che sono viste come più affidabili.
L’analisi regionale ha rivelato che la Sicilia ha registrato il maggior incremento occupazionale, con 133.600 nuovi posti di lavoro (+10%). La Lombardia ha visto un aumento di 125.700 posti (+2,8%), seguita dalla Campania (+5,5%), dal Lazio (+3,3%) e dal Piemonte (+4%).
In termini di disoccupazione, il Sud ha mostrato una performance particolarmente positiva, con una riduzione di 113.000 disoccupati. Tra le regioni, la Sicilia è quella con la più significativa diminuzione, pari a -36.800 disoccupati, seguita dalla Puglia (-35.600) e dalla Lombardia (-34.600).
L’analisi evidenzia come il Mezzogiorno d’Italia stia beneficiando di una ripresa occupazionale sostenuta da export, costruzioni e investimenti pubblici legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). In particolare, le riduzioni più significative dei tassi di disoccupazione sono previste in Sicilia, Sardegna e Puglia, con cali rispettivamente del 3,1%, 3% e 2,6%.
Nel complesso, i dati presentano un quadro positivo per l’occupazione in Italia, con tendenze favorevoli che potrebbero consolidarsi nei prossimi anni, seppur con la necessità di continuare a supportare i settori più fragili e incentivare l’occupazione femminile e giovanile.