Curare tumori al cervello considerati inoperabili perché in zone troppo profonde, dove gli strumenti odierni non possono arrivare senza mettere a rischio il paziente. È l’ambizioso progetto a cui lavora l’area di robotica medicale del NearLab del Politecnico di Milano, in collaborazione con l’Imperial college di Londra e istituti come il San Raffaele e l’humanitas. Alice Segato, dottoranda del NearLab. “Quello che stiamo sviluppando è questo catetere innovativo, formato da questi 4 segmenti assialmente interconnessi tra loro e che possono scivolare l’uno sull’altro indipendentemente, l’offset che si genera a e la consistenza della materia cerebrale fanno in modo che possa curvare all’interno del cervello”.
“Questo tipo di catetere riesce a raggiungere quei tumori che con gli strumenti attuali non possono essere raggiunti e portare liquidi chemioterapici localmente all’interno del tumore; quindi il paziente non viene trattato con chemio su tutto il corpo ma a livello locale sul tumore”. Ma come? Marco Vidotto, dottorando Nearlab si occupa di sviluppare i modelli che riescono a predire la distribuzione del farmaco nel cervello. “A partire da questo il chirurgo può simulare l’intervento, può far finta di infilare il catetere nel cervello con una certa portata di farmaco e il modello andrà a predire la distribuzione del farmaco, in questo modo il chirurgo può provare vari scenari e scegliere quale è migliore e quale vuole adottare”. La tecnologia al servizio della professionalità per ottenere il massimo dell’efficienza, a beneficio della salute dei malati.