Ilva, continua trattativa ma nessun accordo in vista

Scettico il Mise: “”Non ci sono le condizioni per una stretta finale”

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Ennesimo incontro tra Arcelor Mittal e sindacati sull’Ilva e nessun passo avanti. Dopo sei mesi di trattativa e una sospensione di oltre un mese del tavolo, il confronto al ministero dello Sviluppo economico ha portato solo a fissare una nuova data: le parti si rivedranno il 4 aprile. La viceministra Teresa Bellanova, che segue il negoziato per il Mise, ha definito quello di oggi “un incontro di ricognizione” e ha riconosciuto che “andando avanti con la discussione generale si rischia di cadere nella convegnistica”. Il fatto, pero’, e’ che “non ci sono le condizioni per una stretta finale”. ArcelorMittal ha dato la disponibilita’ a intensificare gli incontri ma e’ rimasta ancora ferma sulle sue posizioni. E questo naturalmente scontenta Fiom, Fim e Uilm, che chiedono fin dall’inizio di evitare esuberi.

A pesare sul negoziato, dopo il confronto elettorale, sono il ricorso sull’Aia presentato al Tar dalla Regione Puglia e il pronunciamento dell’Antitrust europeo, che e’ stato spostato al 23 maggio. Ma per i sindacati non serve piu’ prendere tempo: l’attesa non aiuta l’Ilva (che – dicono le federazioni dei metalmeccanici – perde oltre 300 milioni l’anno e sarebbe ormai a Taranto in una condizione di degrado) ed esaspera i lavoratori, privi di certezze per il futuro. Bellanova mostra ancora fiducia nella prosecuzione del confronto, vista la disponibilita’ delle parti ad affrontare argomento per argomento tutte le questioni aperte.

Perplessità tra i sindacati

Ma tra i sindacati solo la Fim insiste nella convinzione che si possa entrare in una fase conclusiva e tentare un possibile accordo entro il mese di aprile. Meno fiduciosi appaiono i rappresentanti delle altre sigle: per il segretario nazionale della Fiom, Rosario Rappa, si e’ ancora “al punto di partenza” e non c’e’ ad oggi alcuna condizione per un accordo. Secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, la riunione di oggi e’ stata “inutile” e si e’ “tornati indietro di diversi mesi”: i punti di contrasto, a partire dai 4.200 esuberi indicati da Am, non sono assolutamente risolti. I sindacati vogliono garanzie per tutti i lavoratori dell’Ilva, con continuita’ nel rapporto di lavoro, preservando quindi elementi normativi e contrattuali, ma pretendono anche chiarezza sugli investimenti industriali e ambientali (che devono essere parte integrale dell’accordo).

“Non siamo disposti a fare il lavoro sporco sugli esuberi – ha detto Rappa – mentre su altri tavoli vengono prese decisioni su sviluppo e ambiente”. Su tutto pesa naturalmente la situazione politica: Bellanova rassicura sulla “continuita’” anche con un governo dimissionario ma i sindacati guardano con timore ai gruppi politici che in campagna elettorale hanno detto che “si potrebbe anche fare a meno dell’Ilva”. Bisogna invece rilanciarla – sostengono – prima che la concorrenza straniera escluda l’Italia dalla siderurgia.[irp]