Ilva, è scontro Calenda-Emiliano

Ilva, è scontro Calenda-Emiliano
29 novembre 2017

Il negoziato sull’Ilva e’ “congelato” in attesa della decisione del Tar in merito al ricorso al Dpcm di settembre presentato dal governatore della regione Puglia Emiliano. Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda è una furia: “Stiamo assistendo a una pura fuga dalla realta’ sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini”. In pratica, Calenda accusa il Comune di Taranto e la Regione Puglia di mettere rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi ambientali all’Ilva. “Mentre Governo, parti sociali e molti enti locali coinvolti – dichiara Calenda in merito alla decisione di impugnare il Dpcm ambientale sull’Ilva da parte della regione Puglia e del comune di Taranto – stanno costruttivamente lavorando per assicurare all’Ilva, ai lavoratori e a Taranto investimenti industriali per 1,2 miliardi ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti, il comune di Taranto e la Regione Puglia decidono di impugnare il Dpcm ambientale, mettendo a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente”. “Nonostante la presentazione dettagliata di piano ambientale e industriale – prosegue il comunicato – fatta al tavolo istituzionale del Ministero, peraltro disertato all’ultimo minuto dal Sindaco di Taranto, l’impegno preso a convocare un tavolo dedicato a Taranto e l’anticipo dei lavori di copertura dei parchi confermato oggi dai commissari, continua la sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo delle istituzioni locali pugliesi. Si tratta credo del primo caso al mondo in cui un investimento di riqualificazione industriale di queste dimensioni viene osteggiato dai rappresentati del territorio che piu’ ne beneficera’. Spero vivamente che Regione e Comune abbiano ben ponderato le possibili conseguenze delle loro iniziative e le responsabilita’ connesse”.

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“Ricordo – aggiunge Calenda – che il Dpcm verso cui Emiliano e Melucci hanno fatto ricorso prevede tra l’altro una produzione contingentata di 6 milioni di tonnellate per limitare le emissioni rispetto alle precedenti 8, fino al completamento di tutti gli interventi ambientali”. Immediata la replica degli amministratori pugliesi. Carlo Calenda “ha sbagliato indirizzo se pensa di usare noi e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci come capri espiatori” per una eventuale bocciatura da parte dell’antitrust europeo all’acquisizione di Ilva da parte della cordata guidata da ArcelorMittal, replicato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “Temo – sottolinea – che questa vicenda dell’aggiudicazione alla cordata Marcegaglia – ArcelorMittal sia tutta sbagliata. Hanno determinato una concentrazione ben superiore alla quota massima che può essere posseduta dallo stesso operatore nel settore acciaio, e adesso cercano un capro espiatorio a cui dare la colpa del loro fallimento, nell’eventualità in cui la Commissione europea chieda ad ArcelorMittal delle dismissioni di altre attività e ArcelorMittal non sia disposta a farle”. In sostanza, proseguito Emiliano, “se il ministro Calenda, che era stato ampiamente avvertito dalla Regione Puglia del rischio che l’aggiudicazione superasse la quota massima che è consentito possedere, dovesse tentare di dare la colpa a noi e al sindaco di Taranto per il fallimento di un’aggiudicazione della quale si è reso protagonista, ha sbagliato indirizzo: non sa bene – concluso il governatore della Puglia – con chi ha a che fare”.

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Dopo il presidente della Regione Puglia anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, conferma l’annunciato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del presidente del Consiglio relativo al nuovo piano ambientale dell’Ilva proposto da Am Investco ed avverte: “Basta coi trucchi, basta con i numeri al lotto, basta con gli sgarbi politici ed amministrativi, basta con la flagellazione sistematica di un intero territorio, basta con il furto del futuro dei nostri bambini: si va al Tar se in questo Paese esistono ancora dei valori non negoziabili dinnanzi al mercato, e magari ora non ci si ferma nemmeno alla giurisprudenza nazionale”, dice Melucci. “Avevo allertato – prosegue – ministri e viceministri, anche quelli pronti a ricandidarsi a marzo in Puglia, che con Taranto non si poteva scherzare piu’. Ma nulla, abituati come sono a parlare per slogan e a non dare seguito formale alle parole, mi hanno considerato loro simile. Eppure ero stato chiaro. Avevo chiesto – dice il sindaco – un tavolo esclusivo per Taranto e mi hanno invitato insieme a una quarantina di altri enti. E ho educatamente declinato l’invito. Non disertato”. “Prendo atto che questo governo a scadenza – afferma ancora Melucci – non dimostra di tenere ad intessere rapporti costruttivi con Taranto”.

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