L’avviso al governo, che indica l’inizio del procedimento, è stato comunicato a Roma il 27 aprile scorso, ma solo oggi è stato reso pubblico sul sito della Corte di Strasburgo. Si tratta di una “procedura di comunicazione”, prevista dall’articolo 45 del Regolamento della Corte, e non obbligatoria: viene attivata quando una camera di sette giudici decide che è opportuno avvertire il governo di uno Stato membro della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo di essere accusato di violazione della Convenzione stessa. In questo caso, in realtà, i ricorsi sono due, molto simili: il primo è stato introdotto da 52 cittadini di Taranto il 29 luglio 2013, e il secondo da altri 130 cittadini il 21 ottobre 2015. Per ragioni molto simili alle accuse dei ricorrenti (gravi problemi di inquinamento industriale e mancata protezione della salute umana), il governo italiano è anche oggetto di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Ue. La procedura, dopo un “parere motivato” pubblicato dalla Commissione il 16 ottobre 2014, è ormai prossima allo stadio finale, il ricorso alla Corte di Giustizia dell’Ue di Lussemburgo (da non confondere con la Corte europea dei Diritti di Strasburgo). L’Esecutivo comunitario ha aperto anche un’indagine approfondita per verificare se siano stati concessi all’Ilva aiuti di Stato incompatibili con il diritto Ue.