Imbrattamento con escrementi animali. Razzismo? No, era il cane della Kyenge
Il vicino di casa dell’europarlamentare Pd: “Non si è trattato di atto xenofobo
Razzismo o lite tra vicini di casa? E’ giallo sull’imbrattamento con escrementi animali dei muri esterni dell’abitazione dell’europarlamentare del Pd, Cecile Kyenge. Un interrogativo frutto di affermazioni e smentite da parte degli stessi protagonisti di questa misteriosa quanto singolare vicenda. L’ex ministro dell’Integrazione del governo Letta, continua a ripetere di essere “presa di mira dagli xenofobi in quanto esempio per i migranti”. Sottolineando che “mi odiano perché donna, di colore e successo”. Kashetu Kyenge, detta Cécile, cinquantaquattro anni ad agosto, è originaria del Congo. Ma ora vive a Gaggio, frazione di Castelfranco Emilia (Modena) e teatro del presunto atto di razzismo avvenuto la notte tra venerdì e sabato scorsi. E’ subito polemica. Primo a scendere in campo il Pd modenese. “Si tratta chiaramente di un gesto intimidatorio nei confronti del lavoro di Cécile – ha detto il segretario locale -. Un gesto di disprezzo dei valori di integrazione e inclusione”. Quindi, “condanniamo con fermezza questi gesti barbari e intimidatori”. Al coro si aggiunge anche il deputato, Piero Fassino, secondo il quale, “ogni atto razzista indica la miseria umana e l’abisso morale di chi lo compie”.
Il colpevole: “Non si è trattato di atto xenofobo
A nome di tutta la delegazione degli eurodeputati Pd, invece, ha espresso “massima solidarietà” alla collega “per il vile attacco vandalico e razzista presso la sua abitazione in Emilia”, la capodelegazione Dem all’assemblea di Strasburgo, Patrizia Toia. Meno di ventiquattro ore fa, la svolta. A spazzare ogni dubbio sull’accaduto un uomo che attraverso le sue dichiarazioni apre la pista della ripicca tra vicini, nulla a che fare con il razzismo. A parlare è un residente di Gaggio, stessa frazione dove vive l’ex ministro, storica promotrice della legge sullo ius soli e come noto, più volte vittima di insulti a sfondo razziale. “Non si è trattato di atto xenofobo – rivela, restando anonimo – ma di un gesto di esasperazione verso un atteggiamento incivile”. Tuttavia, il colpevole, a suo dire, chiede scusa, “ma certe volte quando sale la rabbia cedi a reazioni spropositate”. Cosa è successo lo racconta lo stesso protagonista. “Suo marito (il compagno della Kyenge, ndr) non raccoglie mai le deiezioni del loro cane di grossa taglia e all’ennesimo episodio non ci ho visto più dalla rabbia, ho rimosso le feci e le ho gettate nel giardino”.
Il comunicato dell’ex ministro
Un comportamento, quello dell’uomo, che riconduce, in sostanza, l’atto nel novero dei rapporti di vicinato e non nell’attacco diretto alla Kyenge stigmatizzato, nei giorni scorsi, oltre dalla stessa europarlamentare che ha accusato gli italiani di essere razzisti nei suoi confronti, da più parti di ogni orientamento politico. “Finché l’animale fa le sue cose in mezzo all’erba – aggiunge il vicino di casa dell’ex ministro – può anche passare, ma il discorso è diverso quando ci ritroviamo le feci sulla ciclabile o sulla strada dove camminiamo coi nostri bambini. È da tempo che accade la stessa cosa e sinceramente non sono l’unico ad essermi stancato”. Ma Cecile Kyenge non ci sta. E dirama un comunicato ad hoc. “Mi pare un tentativo di attribuire al nostro cane le responsabilità di un gesto d’odio compiuto proprio contro di me e la mia famiglia. Come già detto – puntualizza l’esponente Pd – ho sporto regolare denuncia presso le autorità competenti, e intendo lasciare a loro la decisione”. Attendiamo il verdetto.