Immigrati, famiglia lampedusana accoglie profugo 17enne (VIDEO)

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In questi giorni di dolore a Lampedusa, la storia della famiglia Maggiore è una di quelle che da sole riesce, almeno in parte, a ridare speranza alla piccola isola che purtroppo non finisce mai di contare morti in mare nel tentativo di raggiungere l Europa. E la storia di Saydoun, un ragazzino senegalese di 17 anni arrivato in Italia come tanti altri profughi subsahariani, dopo essere stato recuperato dai mezzi impegnati nel Canale di Sicilia nell operazione Mare Nostrum, da un barcone a gennaio dell anno scorso. Ospitato in un centro d accoglienza di Messina, il giovane l estate scorsa ha trovato sulla sua strada Lillo e Piera Maggiore, il cui unico desiderio era potere accoglierlo in casa e offrirgli la possibilità di costruirsi un futuro sereno. “Il tempo passava e nulla si smuoveva – racconta Lillo Maggiore, a proposito della lunga trafila burocratica in cui si era arenata la sua richiesta d’affido -. Un bel giorno ho incontrato l’associazione Ai.Bi grazie alla quale mi hanno donato un figlio. La nostra vita è cambiata in positivo. Lui sta crescendo con noi, noi stiamo crescendo con lui. Noi impariamo da lui, lui impara da noi”.

LA SCUOLA Oggi Saydoun, che settimanalmente è in contatto con la sua famiglia d origine in Senegal, frequenta con ottimi risultati la scuola, gioca a pallone nella squadra locale con la quale si allena tre volte a settimana, e si è integrato perfettamente nella piccola comunità lampedusana. Quindi il signor Maggiore ha rivolto un appello alle istituzioni, affinché gli affidi dei minori non accompagnati che arrivano in Italia siano resi più semplici: “Vorrei lanciare un appello perché i minori non accompagnati che arrivano nelle nostre coste vengano affidati alle famiglie. Questi ragazzi, fragili e deboli come sono, sono facili prede della criminalità organizzata. Dandoli alle famiglie trovano quell’affetto familiare che non possono trovare nei centri d’accoglienza e nelle comunità”.

L’AI.BI. Un desiderio divenuto realtà e reso possibile grazie all Associazione Ai.Bi. (Amici dei Bambini), che si occupa di accompagnare tanti ragazzi soli in un percorso di affidamento sicuro con famiglie generose d’amore, come spiega la referente sul Lampedusa dell’Associazione Ai.Bi. Veronica Policardi: “Amici dei bambini nasce come un movimento di famiglie affidatarie e adottive che cerca di combattere in tutto il mondo la piaga dell’abbandono – dice Policardi -. Arriva a Lampedusa con un progetto, `Bambini in alto mare’, che punta a rafforzare il sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e delle mamme sole con bambini, prevedendo sia piccole comunità per minori, che servizi educativi di accompagnamento e di sostegno psicologico”. A dire il vero, i coniugi Maggiore, genitori di due figlie che frequentano l università lontano da Lampeudsa, già in passato non avevano mai negato ospitalità alle centinaia di migranti arrivati sull isola, offrendo loro vestiti e pasti caldi, e mettendo a disposizione la propria abitazione. Come nel caso dei sopravvissuti al tragico naufragio del 3 ottobre.

http://youtu.be/XXxQkKrWz-I