Immigrazione clandestina, arrestato tesoriere Pd in Campania. FdI: Schlein non dice nulla?

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Elly Schlein

La recente sospensione di Nicola Salvati, tesoriere del Partito Democratico (PD) in Campania, coinvolto in un’inchiesta della Procura di Salerno per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, corruzione e autoriciclaggio, ha riacceso il dibattito sulla coerenza morale del principale partito di opposizione. Un caso che non solo solleva interrogativi sulla gestione interna del PD, ma alimenta le accuse di doppia morale, soprattutto alla luce delle posizioni pubbliche del partito su temi come l’immigrazione e la legalità.

Il caso Salvati e la reazione del PD

Nicola Salvati, già vice sindaco di un comune napoletano e figura di fiducia del partito, è finito ai domiciliari insieme ad altri 30 indagati. Il PD Campania, commissariato da Antonio Misiani, lo ha sospeso “cautelativamente” dall’anagrafe degli iscritti e rimosso dall’incarico di tesoriere, pur ribadendo il “principio di presunzione di innocenza”. Una mossa formale, dettata dallo Statuto e dal Codice etico del partito, ma che suona come un tentativo di contenere il danno d’immagine in una regione dove gli scandali giudiziari sembrano ormai una costante. Come sottolinea il senatore di Fratelli d’Italia (FdI) Antonio Iannone, “nel PD campano sono più le vicende giudiziarie che gli iscritti”, citando i casi di Oddati, Alfieri, Cascone e Zannini, ex esponenti dem finiti sotto inchiesta.

Fratelli d’Italia: ipocrisia sulla migrazione e silenzi strategici

Il bersaglio principale dell’attacco di FdI è il contrasto stridente tra il narrativo nazionale del PD — che accusa il governo Meloni di “politiche disumane” sui migranti — e i presunti legami di suoi esponenti con attività illegali legate all’immigrazione clandestina. “Mentre il PD critica il governo sugli ingressi illegali, in Campania arrestano il suo tesoriere”, osserva la deputata Imma Vietri, evidenziando una contraddizione che tocca il cuore della credibilità del partito. La domanda è semplice: come conciliare la retorica progressista sulla “accoglienza responsabile” con l’ipotesi che dirigenti locali possano aver favorito il traffico di esseri umani per profitto?

Il silenzio della segretaria Elly Schlein, peraltro già criticata per la gestione di precedenti scandali in Campania, viene letto come un sintomo di imbarazzo o calcolo politico. Iannone ironizza sul fatto che Misiani, commissario del PD in Campania, stia diventando “commissario di se stesso”, incapace di risanare un partito “avvizzito dal deluchismo”, in riferimento all’eredità dell’ex ministro Roberto Speranza, leader della corrente di sinistra del PD.

Doppio standard o garantismo?

Il PD, dal canto suo, insiste sul rispetto delle procedure statutarie e sul principio di presunzione di innocenza. Tuttavia, è legittimo chiedersi se questa linea sia sufficiente a rispondere alle accuse di ipocrisia sistemica. Negli ultimi anni, il partito ha spesso chiesto dimissioni immediate per figure vicine al centrodestra coinvolte in inchieste (si pensi al caso di Giovanni Toti), ma applica un metro diverso ai propri membri, limitandosi a sospensioni cautelative. Una discrepanza che FdI sfrutta abilmente per dipingere il PD come un’entità moralizzatrice solo quando conviene.

Una crisi di credibilità

La vicenda Salvati non è un episodio isolato, ma l’ultimo capitolo di una serie di scandali che minano la reputazione del PD in Campania, regione storicamente cruciale per il consenso democratico. Il rischio per Schlein è che il silenzio, unito alla ricorrenza di questi casi, consolidi l’immagine di un partito incapace di rinnovarsi, intrappolato tra proclami etici e pratiche opache. Se il PD vuole riconquistare autorevolezza come alternativa di governo, non basta invocare il garantismo: deve dimostrare, con azioni concrete, di avere il coraggio di tagliare i ponti con quella cultura del potere che, secondo i critici, ha trasformato alcuni suoi segmenti in “macchine clientelari”.

Finché il partito non affronterà pubblicamente queste contraddizioni, continuerà a fornire munizioni agli avversari, mentre la sua base elettorale, soprattutto al Sud, potrebbe gradualmente disilludersi. La “questione morale”, evocata persino da esponenti di FdI, non è più un’arma retorica: è un dato politico che il PD non può ignorare.