“Da qui e da queste console che sono alle mie spalle, che vengono raggiunte dalle richieste di soccorso dei migranti, partono le comunicazioni agli assetti aeronavali, ovvero alle unità navali della Guardia costiera ma anche della Marina e della Guardia di Finanza”. A parlare è il capitano di fregata, Gianluca d’Agostino della Guardia Costiera italiana, spiega come funzionano il Centro nazionale di soccorso di Roma e il dispositivo di sicurezza che mette in moto le attività di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo spesso attivato da una telefonata degli stessi migranti in difficoltà, una volta a ridosso delle coste italiane. “L’operazione deve scattare in maniera immediata ed è 24 ore su 24 – dice – questo tipo di reazione è garantita dal Centro nazionale di soccorso specialmente nei casi che interessano i migranti nel canale di Sicilia, perché generalmente le richieste di soccorso partono da imbarcazioni fatiscenti”. Dall’inizio dell’anno circa 1.800 persone, tra cui molte donne e bambini, sono morte nel corso di traversate disperate dal Nord Africa all’Europa, per sfuggire dagli orrori della guerra, alla fame e alla disperazione. Circa 40 mila, invece, secondo i dati dell’Oim, l’organizzazione internazionale che monitora il fenomeno delle migrazioni, sono le persone che hanno raggiunto le coste italiane. “Abbiamo raggiunto dei numeri talmente alti che credo che nella storia non si siano mai sentiti – conclude l’ufficiale – parliamo l’anno scorso solo di 170 mila persone soccorse e salvate”. L’area monitorata dal Centro nazionale di soccorso ricopre generalmente circa mezzo milione di Km quadrati ma con l’acuirsi della crisi in Libia si è quasi quadruplicata, fino a comprendere circa 2 milioni di Km quadrati. (Immagini Afp)