Calenda insiste, Emiliano rilancia, i sindacati protestano. La vicenda Ilva continua secondo copione e non si intravede ancora la via d’uscita. Regione Puglia e Comune di Taranto annunciano la proposta di accordo di programma al posto del protocollo di intesa predisposto dal ministro dello Sviluppo economico e da quello della Coesione territoriale. Il ricorso al Tar di Lecce contro il decreto relativo al piano ambientale resta confermato: il ritiro potra’ avvenire se le richieste avanzate dai due enti locali pugliesi saranno accolte. Regione Puglia e Comune di Taranto chiedono al governo impegni piu’ stringenti su ambiente, valutazione del danno sanitario, decarbonizzazione, e ad Am Investco garanzie economiche circa gli investimenti annunciati e accordi transattivi a favore dell’indotto. Emiliano insiste sul coinvolgimento del presidente del Consiglio Gentiloni e il ministro Carlo Calenda ribadisce che bisogna rapidamente sgomberare il campo dai ricorsi e passare piuttosto a ragionare sul merito. Le porte del ministero – assicura – sono aperte ai rappresentanti degli enti locali ma “l’importante e’ chiedere cose che si possono fare”. Niente personalismi, quindi, e niente “guerre” politiche. Ma e’ proprio la vicenda politica a complicare le cose. In campo e’ infatti scesa a sorpresa la Provincia: il presidente Martino Tamburrano (di Forza Italia), ha presentato un atto di intervento “ad opponendum” contro il Comune di Taranto nel ricorso dello stesso Comune contro il decreto. “La Provincia di Taranto ha dato un segno di vita – ha commentato Emiliano – e gia’ questa e’ una buona notizia”. “La mia non e’ una mossa. E’ un atteggiamento sano, produttivo – ha replicato Tamburrano, negando interessi elettoralistici – mi auguro, rispetto al mio ruolo. So quello che faccio, ho una coscienza ed ho una famiglia”.
Secondo il presidente della Provincia, il decreto era utile per l’avvio dei lavori, mentre non c’e’ bisogno di un accordo di programma: con il ‘controricorso’ non si ritarda niente ed il “decreto, anzi, ha fatto si’ che gli imprenditori non attendessero ancora”. Altro risvolto politico ha la battaglia in Consiglio regionale, che pero’ Emiliano dice di non temere. “Non ritirero’ mai un ricorso – ha assicurato – che metta a rischio la salute dei tarantini, anche se me lo chiedesse il Consiglio regionale”. “Quello che non e’ possibile fare – ha avvertito – sara’ utilizzare la vicenda Ilva per farsi raccomandare in sede di candidature. Non ho la facolta’ di fare liste e quindi prego tutti di stare calmi, lasciando stare la Regione Puglia che non c’entra nulla con le aspettative elettorali di tutti”. A richiamare alla concretezza interviene la viceministra allo Sviluppo economico Teresa Bellanova: “Resto sbalordita dal profluvio di parole e novita’ quotidiane. Resto ancorata al mio senso di concretezza che dice: prima viene la trattativa. Il che vuol dire il futuro di ventimila lavoratori e delle loro famiglie, della piu’ grande acciaieria d’Europa, della possibilita’, a portata di mano come mai prima d’ora, di tenere insieme salute, ambiente, lavoro. Queste sono le mie priorita’ e queste sono le priorita’ del Governo”. “Non mi gingillo con compagini societarie ne’ con partite di altra natura – prosegue Bellanova – Stare ai fatti per me significa, come in queste ore stanno ribadendo con nettezza tutte le parti sociali, che fare l’interesse dei cittadini tarantini significa impedire che l’Ilva si trasformi in un cimitero di macerie, di polveri, di amianto, di morte. A tirare troppo la corda si finisce con l’impiccarsi”. Il Protocollo d’Intesa – fa notare – accoglie “compiutamente e in modo onnicomprensivo tutti i rilievi avanzati nel corso dei Tavoli istituzionali”.
Il ragionamento di Emiliano non convince neppure i sindacati: per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, la posizione del governatore “e’ surreale”: continuare a “rilanciare” finisce solo con l’aggravare la condizione dello stabilimento, prossimo ad “andare a picco”. La difesa della salute dei cittadini – fa notare il sindacalista – si fa non fermando l’impianto ma facendo andare avanti l’intesa raggiunta al ministero, che prevede l’avvio a gennaio dei lavori per la copertura dei parchi, da concludere in 24 mesi. Secondo il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli, la posizione della Regione rischia di fare di Taranto una “Bagnoli 2”. “Non si puo’ dire che il ricorso al Tar contro il Dpcm sul piano ambientale serve all’ambiente – afferma Bentivogli – al contrario va a bloccare il processo di risanamento. Nel protocollo di intesa di Calenda e De Vincenti c’e’ tutto quello che era stato richiesto da noi e dalla Regione, in particolare la copertura dei parchi gia’ da gennaio e la conclusione dei lavori nel 2020”. Per questo nell’incontro con Am Investco e commissari, fissato per mercoledi’ mattina al Mise con la viceministra Bellanova, i sindacati chiederanno l’attuazione del protocollo d’intesa redatto da Calenda e De Vincenti e il ritiro del ricorso. In modo da cominciare finalmente a parlare di piani produttivi e di organici, per dare garanzie ai lavoratori di Taranto ma anche a quelli di altre regioni d’Italia. Appuntamento successivo e’ per il 17 dicembre, dedicato al sito di Genova.