“Come Imperatore in carica, devo astenermi dal fare qualsiasi specifica considerazione sul sistema imperiale esistente. Intendo (invece) dirvi quello che, come individuo, penso”, ha chiarito il Tenno, il quale ha specifici vincoli costituzionali che gli impediscono di fare considerazioni politiche. Tuttavia, Akihito ha voluto precisare che, l’esigenza di mantenere una tradizione, deve essere contemperata con le esigenze della contemporaneità: l’istituzione imperiale non può essere cristallizzata. “Avendo ereditato una lunga tradizione, ho sempre sentito un profondo senso di responsabilità nella protezione della tradizione. Tuttavia, in un paese e in un mondo in costante cambiamento, ho sempre riflettuto su come la Famiglia imperiale giapponese possa mettere le sue tradizioni al servizio per l’epoca presente ed essere parte attiva e inerente della società, rispondendo alle aspettative del popolo”, ha sottolineato. Akihito ha ricordato di aver espletato il suo ruolo di Tenno per 27 anni, viaggiando nell’Arcipelago, “condividendo molte delle gioie e dei dolori del paese”, ascoltando le voci dei giapponesi. “Per svolgere i compiti dell’Imperatore come simbolo dello Stato e simbolo dell’unità del popolo, l’Imperatore deve cercare la comprensione del popolo sul ruolo di simbolo dello Stato. Penso, d’altronde, che l’Imperatore debba avere una profonda consapevolezza del suo ruolo come Imperatore. Profonda comprensione del popolo e volontà di nutrirsi con la consapevolezza di essere con il popolo”, ha continuato Akihito.
Tutto questo complesso e antico rituale, si svolgerebbe in contemporanea alle procedure di successione, bloccando di fatto le attività dell’istituzione imperiale. “Mi sono sempre preoccupato di come fare per evitare questa situazione”, ha rivelato Akihito. In questo senso, l’Imperatore ha passato chiaramente il compito al governo. “Come ho detto all’inizio, in base alla Costituzione, l’Imperatore non ha poteri sul governo. Anche sotto queste circostanze, la mia speranza è che, riflettendo attentamente alla lunga storia di Imperatori del nostro paese, la Famiglia imperiale possa continuare a essere con il popolo in ogni tempo e che possa lavorare con il popolo alla costruzione del futuro del nostro paese, e che le funzini dell’Imperatoere come simbolo dello Stato possa continuare senza interruzioni. Questa è la mia volontà più seria e io deciso di rendere noti questi pensieri. Spero sinceramente nella vostra comprensione”, ha concluso Akihito. La richiesta, seppur necessariamente velata, è insomma a una delicata riforma della Legge sulla Casa imperiale e, in particolare, il suo Articolo 16, che prevede la Reggenza in caso l’Imperatore non sia ancora in età per ascendere al trono oppure abbia seri impedimenti – malattia fisica o mentale – a svolgere la sua funzione. Il tema è particolarmente delicato per diversi settori della politica. Se da un lato è sgradito ai settori più tradizionalisti e conservatori, pone seri problemi anche perché l’abdicazione potrebbe essere interpretata in futuro come un atto politico. Un bel problema per il governo conservatore del premier Shinzo Abe, il quale ha chiarito che intende prendere “seriamente” la volontà dell’Imperatore. La possibilità d’inserire l’istituto dell’abdicazione nella normativa, comunque, non pare turbare la società nipponica. L’agenzia di stampa Kyodo ha scritto che, in una rilevazione telefonica, l’85,7 per cento del campione ha detto che accetterebbe l’abdicazione dell’imperatore, mentre il 10,8 per cento ritiene che dovrebbe essere confermato lo status quo.