Una impresa su tre ha un conto all’estero. Obiettivo: nascondere anche il fatturato

L’INDAGINE Sono 129.000 le domande di adesione alla voluntary disclosure nel 2015, mentre 444 i casi di evasione internazionale accertati dalle Fiamme Gialle

capitali-all-estero banconote

Molte piccole imprese italiane continuano a detenere illegalmente capitali all’estero. È quanto emerge da un’indagine dell’Adnkronos, che ha interpellato, con il contributo di diverse associazioni di categoria, oltre mille aziende sotto i 50 dipendenti in tutto il territorio nazionale. Una su tre (31%) dichiara di avere almeno un rapporto bancario all’estero e una su quattro (il 25%) ammette che l’obiettivo principale è quello di nascondere parte del fatturato al fisco italiano. Solo 1 impresa su 10 (12%) dichiara di aver fatto ricorso o di volere ricorrere alla voluntary disclosure, la collaborazione volontaria offerta dall’Agenzia delle Entrate per regolarizzare la posizione di chi detiene illegalmente capitali all’estero. La giustificazione che prevale sulle altre è che la tassazione è troppo elevata, insopportabile per i bilanci delle aziende. Eloquente, in questo senso, la risposta all’ultimo quesito sottoposto all’attenzione delle imprese. Una tassazione più bassa renderebbe inutile il ricorso delle imprese italiane ai conti all’estero? Rispondono sì l’80% delle microimprese interpellate. Il quadro che viene delineato dall’indagine trova riscontro nei dati ufficiali dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Sono 129.000 le domande di adesione alla voluntary disclosure nel 2015 e oltre 500mila gli accertamenti che arriveranno oltre la fine del 2016. Sono stati 444 i casi di evasione internazionale accertati dalle Fiamme Gialle.

A confermare che c’è ancora molto spazio per ottenere risultati sul fronte del rientro dei capitali dall’estero sono gli stessi dati dell’Agenzia delle Entrate. Dalla presentazione dei risultati 2015, emerge che gli uffici sono già impegnati nella lavorazione delle istanze relative alla voluntary disclosure che porteranno all’emissione di circa 500.000 accertamenti entro la fine del 2016. Nel 2015, sono state 129.000 le domande di adesione alla voluntary disclosure, in maggioranza arrivate dal nord Italia. Netto anche il richiamo arrivato dal direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi: “Chi non ha risposto alla compliance conoscerà il lato oscuro dell’Agenzia”, tramite l’accertamento. Complementare a quella dell’Agenzia delle Entrate, l’azione della Guardia di Finanza. Nel 2015 sono stati accertati 444 casi di evasione internazionale, per la maggior parte riconducibili a fenomeni di fittizio trasferimento all’estero della residenza di persone fisiche e società.