Non hanno pace i beni culturali in Sicilia. Sono sempre sotto i riflettori e non per l’incommensurabile patrimonio che tutto il mondo ci invidia, non perché la loro fruizione produce soddisfacenti fatturati in modo tale da aumentare il Pil isolano, e non, ancora, per la qualità dei servizi erogati nei 111 siti. Niente di tutto questo. I beni culturali in Sicilia ritornano sotto i riflettori perché, i sindacati in modo particolare, sentono puzza di bruciato. In altre parole, le per organizzazioni di categoria, per dirla con la Uil, “si può e si deve garantire l’apertura dei musei siciliani senza creare nuovi precari”. Per essere ancora più chiaro, dice Claudio Barone, segretario del sindacato di Angeletti in Sicilia: “E’ il vecchio vizio della politica di utilizzare ogni occasione per creare aspettative di assunzione nella pubblica amministrazione”. Dunque, altro precariato? Sarà perché già c’è aria di campagna elettorale per le Europee? Di certo, sempre secondo la Uil, “la proposta di aprire i musei, mettendo in pista nuovi volontari appartiene a un film già visto troppe volte. Primo tempo: raccolta in modo arbitrario e incontrollato di disoccupati. Secondo tempo: creazione di un bacino che li stabilizzi”. Per il sindacato si può “garantire l’apertura dei musei, anche nei fine settimana e nei festivi, utilizzando i custodi che già sono in servizio”. Altre organizzazioni sindacali sul piede di guerra. E sempre sul fronte assunzioni. A parlare Michele D’Amico e Giuseppe Salerno, segretari regionali delle politiche dei beni culturali Cobas/Codir e Sadirs. “L’obiettivo prioritario dell’assessore Mariarita Sgarlata, sarebbe quello di ‘aprire tra qualche anno a nuovi concorsi per restituire meritocrazia nella selezione della nuova classe dirigente’ e ‘al tempo stesso di inquadrare, gli attuali funzionari direttivi (archeologi) vincitori di un concorso bandito nel 2000, nella qualifica dirigenziale’”. Anche Cobas/Codir e Sadirs stoppano la Sgarlata sul personale. Secondo i sindacati, infatti, “l’amministrazione regionale non necessita nell’immediato di ulteriori concorsi; i beni culturali hanno la necessità di essere riorganizzati valorizzando l’organico attuale; i beni culturali hanno la necessità di un assessore al ramo che esprima idee innovative di sviluppo e di crescita dei beni culturali in sinergia con i vari esperti del settore turistico”.