di Enzo Marino
Anche senza l’intervento sulle pensioni per la flessibilità in uscita (il premier ha rinviato il dossier ai prossimi mesi) le dimensioni della manovra con la prossima legge di Stabilità viaggiano verso i 30 miliardi di euro. Ma sarà il confronto con Bruxelles sui margini di flessibilità a fornire il quadro quantitativo della manovra. Per il governo negli ultimi giorni sono arrivate le notizie positive sull’andamento del Pil, tanto che già nel terzo trimestre sarà acquisita la crescita dello 0,7% indicata nel Def. Padoan ha detto che è ragionevole aspettarsi un tasso di espansione superiore allo 0,7%. A breve il Mef presenterà l’aggiornamento del Def con i nuovi riferimenti anche per definire le grandezze della manovra. Secondo Paolo Mameli, Senior Economist Macroeconomics and Fixed Income Research Department di Intesa Sanpaolo, “rispetto alle stime contenute nel Def (0,7% nel 2015 e 1,4% nel 2016), nella nota di aggiornamento il Pil potrebbe essere rivisto al rialzo di uno-due decimi sia per quest`anno che per il prossimo. Il range per l`anno in corso è 0,8-0,9% (appare più probabile che il governo voglia puntare a un obiettivo ambizioso con uno 0,9%); più dubbio è che si vada oltre l`1,5% l`anno prossimo”. E “una revisione al rialzo di uno-due decimi di Pil nel biennio libera risorse per 2-3 miliardi” rileva l’economista. Risorse preziose per una manovra che deve anzitutto disinnescare le clausole di salvaguardia fiscali (Ive e accise) da poco più di 16 miliardi.
Nella manovra ci sarebbe la cancellazione di Imu e Tasi sulla prima casa. In una intervista il vice ministro all’Economia, Enrico Morando, stima che l’intervento Imu-Tasi, mettendoci dentro anche i cosiddetti impianti imbullonati e l’intervento sull’Imu agricola, costa sui 4 miliardi e mezzo di euro, forse un po’ di più”. Poi ci sono i capitoli obbligatori come le spese legate alle sentenze della Corte costituzionale (abolizione Robin Hood Tax, indicizzazione pensioni, rinnovo contratto dipendenti pubblici) e le prime due valgono quasi 1,5 miliardi di euro. Oltre 700 milioni di euro servono per coprire lo stop dell’Unione europea al reverse charge. Il governo inoltre è intenzionato a prorogare la misura per la decontribuzione dei neo assunti e si tratta di circa un miliardo. Tra gli interventi che probabilmente saranno confermati anche i bonus fiscali sulla casa. Tra le altre misure allo studio un intervento mirato per il Mezzogiorno. Tra le ipotesi un taglio al 25% dell’Ires per le imprese. Lo stesso Padoan a Cernobbio ha parlato che accanto al taglio delle tasse sulla casa “pensiamo nell’ambito dei vincoli che abbiamo a estendere l’ulteriore abbattimento della tassazione a favore della competitivita’ delle imprese”.
Sul fronte delle coperture la spending review dovrà garantire almeno 10 miliardi di euro. Poi c’è il capitolo sui margini di flessibilità con l’Unione Europea. Il governo punta a un altro 0,1% di Pil dalla clausola riforme (circa 1,6 miliardi) e oltre il doppio dalla clausola investimenti da sommarsi allo 0,5% già indicati nel Def ella primavera scorsa. Oltre agli spazi ulteriori con la maggiore crescita, altre risorse potrebbero arrivare dalla minore spesa per interessi. Da gennaio a fine agosto le nuove emissioni hanno assicurato risparmi di oltre 2 miliardi di euro, in linea con i numeri indicati nel Def. Anche il Quantitative easing della Bce genera risorse aggiuntive. Sugli acquisti di titoli di Stato realizzati dalla banca d’Italia la cedola verrà girata alle casse dello Stato. Secondo alcuni analisti è ipotizzabile una cifra intorno a un miliardo di euro. Infine gli incassi con la voluntary disclousure per il rientro dei capitali.