Politica

In Emilia Romagna 21 Comuni al voto, a Parma il dopo-Pizzarotti è senza M5s

Che a Parma sia la fine di un’era è un’evidenza. Resta da capire se gli abitanti, col voto di domenica, sceglieranno di tornare al passato – accompagnati da chi nel 2011 dovette dimettersi lasciando in municipio un buco di oltre 800 milioni di euro – o di camminare verso il futuro sperimentando per la prima volta un’amministrazione guidata da una coalizione larghissima di centrosinistra, con tanto civismo e un po’ di Partito democratico. Pietro Vignali (sindaco dal 2007 al 2011 prima dell’arrivo della Guardia di Finanza e delle condanne per corruzione e peculato), e Michele Guerra (professore universitario e assessore alla Cultura fedele a Federico Pizzarotti) sono i due principali protagonisti delle amministrative emiliane. Ma i sondaggi invitano alla prudenza, perché quando in campo si sfidano dieci candidati, le sorprese sono dietro l’angolo. Quella di Parma è la sfida più “calda” in Emilia Romagna, dove domenica 12 giugno sono chiamati alle urne gli elettori di 21 comuni, il 6% del totale dei comuni. Si vota anche a Piacenza, dove il centrodestra punta a riconfermare per un altro mandato Patrizia Barbieri, e a Riccione, dove ha deciso di candidarsi il produttore discografico e disc jockey Claudio Cecchetto che già tre anni fa tentò il colpo alle elezioni amministrative di Misano.

A distanza di dieci anni tornano alla memoria le parole di Beppe Grillo, urlate in piazza della Pilotta davanti a 12 mila persone alla chiusura della campagna elettorale: “Parma sarà la nostra piccola Stalingrado. Se diventerà sindaco una persona per bene, un cittadino disinteressato che da bambino sognava di cambiare in meglio il mondo, come Federico Pizzarotti, allora tutto è possibile, la democrazia diretta potrà affermqarsi in ogni Comune italiano e nelle istituzioni”. Di quella promessa non c’è più alcuna traccia. Pizzarotti venne effettivamente eletto sindaco, ma a poche settimane di distanza venne espulso dal M5s e fu proprio lui – consapevolmente o inconsapevolmente – ad eliminare il movimento dalla provincia emiliana. Ora, dopo due mandati, l’inventore assieme ad alcuni ex-grillini di “Effetto Parma” deve farsi da parte per spianare la strada a Michele Guerra. A sostegno del giovane professore universitario in queste settimane sono arrivati tutti i big da Roma, tra tutti Enrico Letta e Matteo Renzi, e da Bologna con il governatore Stefano Bonaccini in prima fila.

Dall’altra parte Pietro Vignali ha ottenuto il sostegno dei leader di Forza Italia e della Lega, ma non quello di Fratelli d’Italia che ha scelto di correre con un proprio candidato, Priamo Bocchi. Gli altri candidati sono: Giampaolo Lavagetto, sostenuto dalla lista Parma 2032, già assessore della giunta Vignali; Marco Adorni de L’Altra Parma; Andrea Bui, sostenuto da due liste di Potere al popolo, Rifondazione comunista e Pci; Gaetano Vilnò “candidato apartitico e antisistema” della lista “Noi siamo davvero”, attuale presidente dell’associazione Deciba, Dipartimento europeo di controllo degli illeciti bancari; Enrico Ottolini, di “Europa verde”; Luca Galardi del “Movimento 3V”; Dario Costi sostenuto tra gli altri dalla lista civile “Civiltà parmigiana” della figlia dell’ex sindaco Ubaldi e da Azione di Carlo Calenda. Il M5s, o quel che resta del movimento, non è stato in grado di presentare alcun candidato. Escluse dalla campagna elettorale a poche settimane dal voto le uniche due donne candidate, Roberta Roberti (Parma Città Pubblica) e la dem Michela Canova, per cavilli burocratici.

A Piacenza, con sei candidati, si ripresentano più o meno le stesse coalizioni della vicina Parma, con alcuni distinguo. Con Stefano Cugini si sono schierati il Movimento 5 stelle e Europa Verde. Per la consigliera regionale dem Katia Tarasconi c’è tutto il Pd, Piacenza Coraggiosa e Azione di Calenda. Il sindaco uscente, Patrizia Barbieri, è sostenuta da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. A loro si aggiungono il civico Maurizio Botti, Samanta Favari di 3V e Corrado Sforza Fogliani del Terzo polo. Scendendo in Romagna, per il posto di primo cittadino a Riccione si scontrano Daniela Angelini (centrosinistra), Stefano Caldari (centrodestra), Stefania Sinicropi, per il Movimento 3V-Verità Libertà, e Claudio Cecchetto. L’ex dj parla della sua come di una candidatura “veramente civica”: “siamo gli unici – dice ad Askanews – con una politica a ‘km zero’, con persone del luogo a che vogliono lavorare per le persone del luogo. Non abbiamo bisogno di telefonate da Roma o dell’appoggio di big nazionali”. Due i punti su cui ha investito di più Cecchetto in campagna elettorale: “Riccione deve tornare a essere una città sicura, solo a quel punto potremo avere più turisti. E poi – spiega – dobbiamo allungare la stagione turistica, attualmente limitata a tre mesi l’anno”.

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