In Israele campagna vaccinale modello, ma il Covid torna a fare paura

In Israele campagna vaccinale modello, ma il Covid torna a fare paura
27 marzo 2021

Più di 2mila contagiati in 24 ore. Torna l’incubo Coronavirus in Israele, Paese finora ‘modello’ per la sua campagna di vaccinazione ma che rischia di ricadere nella rete del virus. E questo, nonostante più della metà di israeliani sono stati vaccinati. I dati sono implacabili: ieri, 26 marzo, si contavano 832.894 contagiati dall’inizio della pandemia, ovvero +2.049 rispetto al giorno precedente. Un campanello d’allarme se si pensa che il 25 marzo l’incremento nelle 24 ore dei nuovi casi era stato +817, e il giorno prima, 24 marzo, +339. L’impennata della curva epidemica sembra essere attribuita a due principali eventi: le elezioni politiche nel paese svoltesi il 23 marzo e la partecipazione di circa 5mila tifosi allo stadio di Tel Aviv, dove il 24 marzo si sono affrontate le nazionali di calcio Israele e Danimarca.

Ma osservatori, aggiungono anche la riapertura di molte attività commerciali. Ristoranti pieni, negozi affollati e persone che passeggiano nelle vie principali tra abbracci e baci. Tuttavia, nei locali ci sono ancora degli accorgimenti da applicare: i tavoli fuori sono distanziati di due metri mentre chi decide di consumare all’interno, deve presentare il certificato vaccinale. Una volta raggiunto il tavolo, ci si può togliere la mascherina solo quando si sta mangiando o bevendo. Eppure, come detto, la campagna vaccinale israeliana sta andando a gonfie vele. Il Paese, ricordiamo, conta poco più di 9,2 milioni di abitanti (quasi 1 milione in meno della Lombardia).

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Come comunicato dal ministro della Sanità nelle ultime ore, il 50.07 per cento degli israeliani ha ricevuto la doppia somministrazione, mentre il 55,96 per cento almeno la prima dose del vaccino. I primi, 50.07 per cento, (insieme all’8,7 per cento, stimato che è guarito dalla malattia) hanno già ricevuto il “Green pass” che permette loro di accedere a diversi locali pubblici. Dall’inizio della campagna vaccinale, rispetto al picco della terza ondata a metà gennaio, il tasso di mortalità giornaliero è calato dell’85 per cento, quello delle persone con una forma grave della malattia del 72 per cento e quello dei casi di positività dell’86 per cento.

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