A lungo considerate semplici spuntini da bar, le tapas spagnole, l’equivalente dei “cichetti veneziani”, sono state reinventate dagli chef stellati, passando di diritto dal caffé di quartiere al regno dell’alta cucina. Al mercato di San Miguel a Madrid, se ne trovano per ogni palato. “Le tapas sono una cosa molto tipica della Spagna. Si mangiano prima di andare a cena, con una birretta o un bicchiere di vino. Servono a stuzzicare l’appetito”, racconta un avventore. “E’ un modo per socializzare con le altre persone, un modo per parlare, per chiacchierare”, secondo una signora. Le tapas risalgono al Medio Evo. Al tempo, si trattava di fettine di pane e companatico che venivano usate per coprire (in castigliano, “tapar”) tazze e boccali in cui si serviva vino. Negli ultimi 15 anni queste tartine hanno subito un’evoluzione incredibile, con i più grandi chef spagnoli che le hanno reinventate e alcuni di loro hanno aperto direttamente dei tapas restaurant, sposando la buona cucina con lo street food. “Tutta la nostra generazione è stata coinvolta nel mondo delle tapas, migliorandone la reputazione e aprendo nuovi ristoranti specializzati in tapas”, ha spiegato Sergi Arola, chef con due stelle Michelin. La città di Valladolid, nel nord-ovest della Spagna, ospita perfino una gara internazionale di tapas. Le scuole di cucina, invece, offrono workshop di “tapas creative”, per insegnare ai clienti come prepararsele a casa. Secondo lo chef Arola, tuttavia, bisogna stare attenti ai rischi, perché se cominciano a servire tapas nei fast food, si finisce per venire screditati. (Immagini Afp)