Una marea di plastica: i rifiuti piu’ frequenti sulle nostre spiagge sono bottiglie e contenitori di plastica. Seguiti da tappi e coperchi, a pari merito con i mozziconi di sigaretta, poi da stoviglie usa e getta di plastica, dai cotton fioc e da mattonelle e calcinacci. Eccoli qua i risultati dell’indagine sulla ‘beach litter’ curata Legambiente secondo il protocollo scientifico del ministero dell’Ambiente e di Ispra, nell’ambito della campagna ‘Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med’. Questi i dati dell’indagine sulla beach litter eseguita dai volontari dell’associazione ambientalista nella prima meta’ di maggio su un’area di 130.040 mq, pari a quasi 20 campi da calcio: 24 spiagge monitorate, situate nei comuni di Genova, Viareggio (Lu), Orbetello (Gr), Scarlino (Gr), Fiumicino (Rm), Anzio (Rm), Pozzuoli (Na), Pollica (Sa), Giardini Naxos (Me), Palermo, Agrigento, Gela (Cl), Ragusa, Pachino (Sr), Noto (Sr), Catania, Policoro (Mt), Pisticci (Mt), Casalabate (Le), Tricase (Le), Brindisi, Polignano a Mare (Ba), San Benedetto del Tronto (Ap). Le aree di indagine sono state scelte in modo da effettuare il campionamento su spiagge libere -continua Legambiente-.Ogni singolo campionamento ha tenuto conto del protocollo di monitoraggio messo a punto dal ministero dell’Ambiente e dall’Ispra. Secondo diversi studi “circa il 70% dei rifiuti marini affonda e circa il 15% resta in superficie”, spiega Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente. “Questo significa che i risultati dei campionamenti effettuati sulle spiagge rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben piu’ complesso”.
Sui litorali monitorati, la plastica e’ la categoria di rifiuto che batte tutti gli altri, con una percentuale del 65% sul totale di 15.215 rifiuti rinvenuti. Plastica di tutte le forme e dimensioni, dalle bottiglie agli shopper, dai tappi, al polistirolo, i secchi, le stoviglie usa e getta ma anche molti oggetti derivanti dal comparto della pesca. Il 9% degli oggetti plastici rinvenuti (piu’ di 1.500), infatti, e’ costituto da reti, galleggianti, nasse, fili da pesca, senza contare l’ingente quantitativo di frammenti di polistirolo (che potrebbero essere i resti di cassette per il pesce). A seguire, ricoprono a tappeto le nostre spiagge i mozziconi di sigaretta (7%). Sono stati contati 1.035 mozziconi, il residuo di oltre 50 pacchetti di sigarette. Non mancano ai primi posti in classifica i metalli (6%) con lattine, barattoli e bombolette spray, seguiti dai rifiuti sanitari (5%) come cotton fioc, assorbenti, preservativi, blister. Poi materiali di costruzione al 4% (mattonelle e calcinacci), vetro al 3% (specie bottiglie), rifiuti di gomma (pneumatici, guanti) e tessili (scarpe, vestiti) entrambi al 2%. I rifiuti sanitari -al quarto posto in classifica- sono il segnale preoccupante dell’inefficienza dei sistemi depurativi. Ci dicono non solo che servono campagne di sensibilizzazione sui rifiuti da non buttare nel wc, ma che talvolta gli impianti di depurazione sono inefficienti e non riescono a filtrare neanche oggetti solidi di una certa grandezza. Il 79% degli oltre 500 oggetti contati e’ stato, infatti, registrato sulle spiagge distanti meno di 1 km da una foce.
Calcolando la superficie delle singole aree analizzate e i rifiuti rinvenuti, e’ possibile calcolare la densita’ dei rifiuti per ogni singola spiaggia. Le spiagge con maggiore densita’ di rifiuti sono quella di Barcarello a Palermo, del Golfo di Talamone a Orbetello (Gr), del Porto di Scarlino (Gr), la spiaggia Babbaluciara di Agrigento e la spiaggia Coccia di Morto/Pesce Luna di Fiumicino (Rm). In queste 5 spiagge, e’ possibile contare in media fino a 4 rifiuti nella sola superficie occupata da un ombrellone. L’indagine sulla beach litter e’ stata portata avanti anche in 5 spiagge del Mediterraneo in Grecia, Spagna, Francia e Tunisia, grazie alle organizzazioni di Clean up the Med, per richiamare l’attenzione sull’importanza di avanzare azioni di monitoraggio e di intervento in maniera coordinata tra tutti i Paesi costieri. In estrema sintesi, emerge dal confronto che la densita’ dei rifiuti in queste spiagge e’ molto minore rispetto a quelle italiane ma la percentuale di rifiuti plastici piu’ alta. I rifiuti marini hanno un impatto pesante sugli ecosistemi ma anche sull’economia e sul turismo. Uccelli, tartarughe e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca o morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti. Inoltre, le microplastiche ingerite dagli organismi acquatici sono la causa principale del disequilibrio della catena alimentare e dell’intero ecosistema marino. Sul fronte economico vanno considerati i danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, allo stock ittico, i costi di pulizia delle aree costiere e le conseguenze sull’appeal turistico.