Il sottosegretario Pd alla Salute Vito De Filippo è indagato a Potenza nell’inchiesta “Tempa Rossa” con l’accusa di induzione indebita. A De Filippo viene contestato uno scambio di favori con l’ex sindaco di Corleto Perticara Rosaria Vicino arrestata il 31 marzo insieme a cinque funzionari del centro oli dell’Eni di Viggiano dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri. Insieme a De Filippo, che si è dimesso da presidente della Regione a fine 2013, è stata iscritta nel registro degli indagati anche la segretaria Mariachiara Montemurro, consigliere comunale del Pd di Gallicchio. Secondo gli inquirenti la ex sindaco, ancora ai domiciliari, aveva assicurato all’attuale sottosegretario che si sarebbe spesa per sostenere la Montemurro alle amministrative del 2014 in cambio dell’assunzione del figlio. “Ritengo la notizia infondata”, dice Vito De Filippo. Il reato di cui De Filippo è accusato sarebbe da mettere in relazione proprio con i suoi rapporti con Vicino. Nell’ordinanza eseguita il 31 marzo erano riportate intercettazioni telefoniche in cui Vicino parlava della necessità di “sistemare” uno dei suoi figli all’Eni: per riuscirci avrebbe chiesto l’intervento del sottosegretario. Altre registrazioni telefoniche registravano l’impegno di Vicino a sostegno di liste elettorali con esponenti politici vicini a De Filippo, come la stessa Montemurro. Quest’ultima veniva utilizzata da De Filippo come “canale” di comunicazione con Vicino per informarla dei progressi nell’attività per arrivare all’assunzione del figlio.
Intanto Il MoVimento Cinque Stelle chiede le dimissioni del sottosegretario Pd e del’intero Governo: “De Filippo, nominato dal Bomba sottosegretario alla salute nel 2014, è il primo indagato del governo nell’ambito dello scandalo Trivellopoli. Il ministro Guidi si dimise nel giro di un paio d’ore, quanto ci metterà De Filippo ad andarsene a casa? Trivellopoli è solo all’inizio, chi sarà il prossimo indagato nel governo? Vadano tutti a casa ora”, si legge sul blog di Beppe Grillo. Non si accontenta delle sole dimissioni Massimiliano Fedriga, capogruppo alla Camera della Lega Nord: “Ormai, in questo governo colluso – dice – è più facile contare chi non è indagato o non ha conflitti di interesse in ballo rispetto a chi lo è. Non siamo più sorpresi perché le bugie di Renzi stanno venendo tutte a galla. Non bastano più le dimissioni del sottosegretario di turno che viene giornalmente indagato. Renzi e il suo governo di lobbisti deve liberare il paese. Si rafforza ancora una volta la mozione di sfiducia nei confronti di questo governo, mai eletto e sempre meno legittimo”.
CHI E’ Il sottosegretario De Filippo nasce a Sant’Arcangelo (Potenza) il 27 agosto de 1963. Secondo di tre figli maschi si laurea in Filosofia all’Università di Napoli. Giornalista pubblicista, appassionato di musica e lettura. E’ sposato e padre di due figli. Entra in politica nelle file del movimento giovanile della Democrazia Cristiana, sulle orme del senatore democristiano della corrente “Sinistra di base” Decio Scardaccione. Nel 1990, all’età di 27 anni, viene eletto nel Consiglio provinciale di Potenza, risulta il più suffragato in percentuale alle elezioni e subito dopo viene nominato vice presidente. Nel 1995 approdo in Consiglio regionale, eletto nella lista del Partito Popolare. Viene nominato assessore alla Salute della Regione Basilicata. Cinque anni dopo la riconferma con un voto plebiscitario che gli vale la nomina ad assessore alla Salute e a vice presidente della giunta Bubbico (attuale viceministro dell’Interno). Nel 2002 subisce la prima battuta d’arresto: viene coinvolto nell’inchiesta della Procura di Potenza coordinata dal pm Henry John Woodcock che aveva scoperto un giro di tangenti e appalti riguardanti attività collegate all’Eni-Agip e ai lavori relativi all’estrazione di petrolio in Val d’Agri. Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, De Filippo finisce ai domiciliari. Subito si dimette dall’incarico di vicepresidente della Giunta ma dopo poche settimane torna in libertà e ritorna tra i banchi del Consiglio regionale. Nel 2004 viene eletto presidente del Consiglio regionale in quota Margherita. Nell’ambito del processo sulle presunti tangenti in Val d’Agri, il 29 dicembre del 2004, giudicato con la formula del rito abbreviato, viene prosciolto per non aver commesso il fatto: sentenza che lo riabilita completamente dando avvio alla candidatura a presidente dalla Regione Basilicata per l’anno successivo. Elezione che avviene nel 2005. Dopo 5 anni di legislatura, viene riconfermato dalle forze di centrosinistra e ottiene il secondo mandato alla guida della Regione.
Nel 2013 scoppia il caso “Rimborsopoli” sulle “spese pazze” nei Consigli regionali e anche nella Regione Basilicata si verificano gravi ripercussioni. Quasi tutti i consiglieri regionali vengono indagati e per due esponenti della Giunta De Filippo vengono disposti i domiciliari. Il governatore non regge l’urto e rassegna le dimissioni. La legislatura rimane in vita sei mesi con il vincolo dell’ordinaria amministrazione. Nell’autunno dello stesso anno si tengono le nuove elezioni che sanciscono l’elezione di Marcello Pittella (Pd) alla presidenza della Regione Basilicata. Nel corso del suo “semestre bianco”, De Filippo viene nominato segretario regionale reggente del Partito Democratico, prendendo il posto del dimissionario Roberto Speranza, divenuto nel frattempo capogruppo alla Camera del Partito Democratico. De Filippo rimane segretario lucano del Pd fino al 28 febbraio 2014 quando, con il primo rimpasto governo nazionale, viene chiamato da Renzi a ricoprire la carica di sottosegretario unico alla Salute del ministro Beatrice Lorenzin. Pochi mesi dopo la sua nomina monta la polemica circa il fatto che anche De Filippo è indagato nella vicenda Rimborsopoli, gli viene contestato l’acquisto “non motivato” di circa 2.300 euro di francobolli. Il procedimento, tuttora in corso, non è entrato ancora nella fase dibattimentale del processo di primo grado. Oggi, nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio a Tempa Rossa, una nuova tegola giudiziaria si è abbattuta sull’esponente politico lucano, componente del governo Renzi.