Una norma salva-processi. E’ questa una possibile ‘exit strategy’, riferiscono fonti parlamentari, sulla quale starebbero lavorando Pd e M5s per trovare un accordo sulla riforma della prescrizione. E’ lo scoglio piu’ delicato in questa prima fase di navigazione del governo. Perche’ finora il ministro Bonafede ha spiegato che la riforma della prescrizione non si tocca, anche perche’ – questa la tesi – i suoi effetti si avvertiranno tra tre o quattro anni mentre il Pd e i renziani puntano a delle modifiche. Il vertice di maggioranza della scorsa settimana non ha prodotto su questo fronte passi avanti. Si e’ trovata un’intesa di massima sul percorso, sulla necessita’ di tenere un dialogo aperto, ma nel merito M5s e gli altri partiti della maggioranza sono rimasti sulle posizioni di partenza. Oggi, secondo quanto si apprende, ci sara’ un nuovo incontro. Questa volta solo tra il responsabile di via Arenula e la delegazione del Pd.
E sul tavolo potrebbe arrivare una soluzione per evitare il muro contro muro. Qualora un processo dovesse durare piu’ di un certo tempo – ancora da decidere ma potrebbe essere quello di quattro o cinque anni – scatterebbe la prescrizione. Si tratterebbe di una sorta di norma di salvaguardia da inserire in una legge delega da approvare entro il 31 dicembre. Su questo possibile ‘compromesso’ se ne comincera’ solo a discutere ma non dovrebbe arrivare alcuna fumata bianca. Mentre dovrebbe esserci l’accordo sul fatto che la riforma del processo penale (che conterra’ anche il tema dell’elezione dei consiglieri del Csm, con il Pd che non vuole il criterio del sorteggio ed e’ convinto che la posizione dei pentastellati possa cambiare) camminera’ alla Camera mentre il ddl sul civile andra’ al Senato. Ma anche sulla riforma della giustizia il Pd chiedera’ tempi piu’ ampi per avviare una istruttoria con tutte le parti in causa.
Il tema piu’ divisivo resta comunque la riforma della prescrizione che entrera’ in vigore il 1 gennaio del 2020. Nel Pd e nel fronte renziano si sottolinea che il mondo dell’avvocatura e della magistratura hanno espresso perplessita’, da qui la richiesta di correttivi e di un impegno politico da parte del Guardasigilli a tenere in considerazione le osservazioni arrivate dalle altre forze della maggioranza. Leu ha inviato al ministro le proprie argomentazioni sulla riforma della Giustizia mentre i renziani aspettano un chiarimento da parte del ministro. Italia viva resta sulle barricate, invoca una discussione a tutto campo e non esclude affatto che si possa arrivare ad una proroga di un anno della riforma della prescrizione e anche i dem non sarebbero contrari ad una soluzione-tampone di questo tipo. Ma il partito del Nazareno intende mantenere gli accordi con Bonafede, “l’importante – spiega una fonte parlamentare – e’ che si abbassino i toni e non si alzino muri”.
Il nodo sulla prescrizione potrebbe essere sciolto ricalcando in qualche moto lo schema utilizzato sul taglio dei parlamentari, con il Pd che ha chiesto un impegno sui contrappesi, a partire dalla legge elettorale. Finora Bonafede pur tenendo aperta la porta del confronto non ha voluto modificare la direzione di marcia. “Ma i tempi stringono, arrivare all’approvazione della riforma della giustizia entro il 31 dicembre e’ difficile, anche perche’ c’e’ la legge di bilancio”, osservano fonti parlamentari dem. L’Anm nel frattempo aspetta la convocazione del Guardasigilli per discutere dei contenuti della riforma. Per quanto riguarda il tema dell’elezione del Csm, invece, la proposta dem potrebbe essere quella sui collegi uninominali, una strada – dice un senatore dem – che potrebbe conciliarsi con l’aumento del numero dei consiglieri (da 15 a 20) inserito nella bozza sulla riforma della giustizia illustrata dal ministro di via Arenula ai rappresentanti del Pd.