Incontro segreto ad Harvard, genoma umano pronti a creare l’uomo

Incontro segreto ad Harvard, genoma umano pronti a creare l’uomo
24 maggio 2016

genoma-umano-2Secondo il New York Times, circa 150 scienziati si sarebbero riuniti in gran segreto all’Harvard Medical School di Boston con l’unico scopo di dibattere sulla possibilità di sintetizzare in laboratorio il Dna umano. Una prosecuzione naturale dell’originale ‘Human Genome Project’, in poche parole, dopo aver ‘letto’ il genoma umano la possibilità di riprodurlo artificialmente. Creare la vita facendo a meno dell’uomo. La ricostruzione della mappa del DNA risale, ormai, all’anno 2000. 13 anni di studio e lavoro per ottenere la sequenza delle 3,2 miliardi di coppie di lettere che sequenziano la vita, per identificare circa 20.500 geni, per aprire la strada alla medicina personalizzata. Ma non solo. Con il genoma umano mappata la vita anche di piante e animali. Un lavoro titanico che ora cerca nuovi sbocchi a costo di sfidare il tabù dei tabù, la creazione in laboratorio di una nuova vita.

Il dibattito, ora, non è solo sulla reale possibilità di generare nuovi esseri viventi partendo dalle conoscenze attuali sul DNA ma sulla sua legittimità etica. Giusto o non giusto la questione è aperta e investirà non solo la scienza ma anche la politica, la religione e la coscienza di ogni essere umano. Una sfida senza precedenti che potrebbe anche non avere una soluzione univoca. Ogni Paese potrebbe dire la sua e chiudere o allentare i cordoni della ricerca con scenari, al momento, difficilmente prevedibili. Un dibattito molto simile si ebbe già nel duemila ma i progressi in campo medico – con la possibilità di curare malattie come il cancro con terapie personalizzate – sono riusciti a tacitare le voci ‘avverse’ alla sperimentazione. Ora gli scenari sono ben diversi e a poco sono servite le parole concilianti di George Church, professore di genetica alla stessa Harvard Medical School e organizzatore dell’incontro. Il progetto, ha detto, non ha lo scopo di creare persone, ma soltanto cellule. Un confine, quest’ultimo, troppo labile per sgombrare il campo dalle speculazioni.

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