Casa Bianca, incontro storico Trump-Obama. La transizione è già iniziata

Casa Bianca, incontro storico Trump-Obama. La transizione è già iniziata
11 novembre 2016

Dopo una campagna elettorale piena di insulti reciproci, Donald Trump e Barack Obama provano a dialogare. Per il bene del Paese e per calmare i mercati finanziari e gli alleati esteri, sorpresi come tutti dalla vittoria del repubblicano alle elezioni presidenziali americane. Considerati i commenti o i gesti imbarazzanti di cui si è macchiato il miliardario – il primo presidente Usa a non essere mai stato eletto a ricoprire un incarico politico e a non avere fornito il suo servizio nell’esercito – l’incontro è andato bene. Forse non a caso il Dow Jones – che aveva iniziato la seduta a livelli record – ha allungato ulteriormente il passo a Wall Street. Con l’intento di garantire una transizione senza intoppi in vista dell’inaugurazione della presidenza Trump del 20 gennaio prossimo, i due si sono visti nello Studio Ovale. Là il miliardario di New York è entrato per la prima volta nelle vesti di “PEOTUS”, come lo chiamano in gergo i giornalisti che seguono giorno e notte gli sviluppi alla Casa Bianca (l’acronimo sta per President Elected of the United States, diverso da POTUS, President of the United States).

E là un Trump “onorato” ha detto di nutrire “grande rispetto” per Obama, una ” brava persona” con cui è “impaziente di lavorare in futuro” e da cui conta di riceve anche consigli. Il presidente democratico uscente non ha fatto altro che assumere lo stesso approccio di apertura mostrato all’indomani dell’Election Day; lo stesso della sconfitta Hillary Clinton che nel suo discorso dopo la sconfitta aveva detto: “Gli dobbiamo concedere una mente aperta e la possibilità di guidare”. La priorità numero uno di Obama “nei prossimi due mesi è cercare di facilitare una transizione che garantisca che il nostro presidente eletto abbia successo”, ha detto dallo Studio Ovale. Definendo “eccellente” la conversazione con il magnate dell’immobiliare, Obama si è detto “incoraggiato” dall’interesse mostrato da Trump “di volere lavorare con il mio team sulle tante questioni con cui il nostro favoloso Paese si sta confrontando”. Il Commander in chief – ormai alla fine del suo secondo e ultimo mandato – si è rivolto implicitamente a quella parte dell’America ancora sotto shock per l’esito delle elezioni spiegando che “a prescindere dal partito o dalle preferenze politiche, è importante per noi tutti unirci e lavorare insieme”. Proprio per questo Obama ha voluto “sottolineare (con Trump) che faremo tutto quello che possiamo per aiutarti ad avere successo, perché se tu hai successo, anche il Paese lo avrà”. Insomma, il primo tentativo di dialogo tra i due è andato bene. Come spiegato nel consueto incontro con la stampa dal portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, “è stato meno imbarazzante delle attese” anche se Trump non ha seguito il protocollo impedendo a un gruppo di giornalisti di seguirlo nel suo primo incontro storico con Obama.

Il magnate immobiliare è arrivato a Washington da New York a bordo del suo jet senza gli “occhi” della stampa. Occhi a cui è stato concesso di entrare per le immagini e le riprese di rito dentro lo Studio Ovale, ma come al solito le domande dei giornalisti sono rimaste senza risposta. E durante i 90 minuti di incontro – che secondo Trump doveva durare solo 10-15 minuti ma che per Earnest era previsto durasse di più di quanto detto da PEOTUS – nessuno era presente. Mentre i due discutevano nella stanza dei bottoni la first lady Michelle ha accolto colei che la sostituirà: Melania Trump. “Abbiamo avuto una conversazione eccellente anche con lei”, ha commentato Barack, il cui obiettivo era “fare in modo che (i due) si sentissero benvenuti mentre si preparano a questa transizione”. Earnest ha però fatto capire che l’incontro non era certo centrato su un cambio di idee da parte di Obama su Trump: i commenti fatti in campagna dal presidente hanno espresso “opinioni autentiche”. Il bilaterale “di valore” era dunque focalizzato sul passaggio di consegne che da qui al 20 gennaio vedrà impegnato il team di Obama e quello di Trump. “In quel senso è andato bene”, ha chiarito il portavoce. Ma ora dalla informalità, dalla rottura del ghiaccio, si deve passare alla formalità, ai fatti.

Devono ancora partire le procedure tipiche come l’affiancamento che il “Trump team” dovrà effettuare nei prossimi 72 giorni con l'”Obama team”. C’è molto da imparare – forse anche alla luce del fatto che Trump “non è qualificato”, come detto più volte da Obama in campagna elettorale – e non a caso sono previsti corsi concentrati e anche simulazioni di guerra, attacchi terroristici e altre crisi per la sicurezza nazionale. Lasciando la Casa Bianca senza la foto tradizionale della first family uscente con quella in arrivo – non è stata organizzata dal team di Obama – Trump e la sua terza moglie si sono goduti una giornata fitta di incontri a Washington. Dopo Obama, Trump ha visto lo speaker alla Camera Paul Ryan, che a sua volta si è mostrato conciliante rispetto alle posizioni assunte in campagna elettorale nei confronti del candidato repubblicano. “Insieme faremo cose spettacolari”, ha detto Trump promettendo azioni “rapide” all’incontro in cui c’era anche Mike Pence. D’altra parte il Congresso è rimasto in mano al Gop e ciò dovrebbe agevolarlo. Il miliardario ha poi visto a Capitol Hill Mitch McConnell, il leader del Senato. Dal palazzo del Congresso, Trump e Melania si sono gustati il panorama lungo il Mall della capitale Usa. Lo stesso panorama che si gusteranno a gennaio nell’Inauguration Day, quando Trump alzerà la sua mano destra per giurare da 45esimo presidente Usa.

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