Politica

“Indegno” e “volgare”: rivolta contro Macron dopo parole su no vax

Pioggia di polemiche sul presidente francese Emmanuel Macron, dopo i suoi commenti sui cittadini non vaccinati, che hanno generato un vero e proprio tumulto nella classe politica francese. L’inquilino dell’Eliseo ha definito i no vax “irresponsabili”, non degni del diritto di cittadinanza, aggiungendo con toni inusuali per un capo dello Stato: “È una minoranza molto piccola quella che resiste”. “Come la riduciamo? La riduciamo, mi dispiace dirlo (…). facendola incazzare ancora di più”. “Io, non sono per far incazzare i francesi. Ebbene, i non vaccinati, voglio davvero farli incazzare. E così continueremo a farlo, fino alla fine”.

Durante il dibattito all’Assemblea nazionale sul pass vaccinale, parlamentari di ogni schieramento hanno espresso parole di condanna e profonda indignazione. Il leader dei deputati di LR, Damien Abad, ha deplorato le affermazioni di Macron, definendole “indegne, irresponsabili e premeditate”, tipiche di un “cinismo infantile”. Ugo Bernalicis, deputato LFI, ha stimato che la Francia si trova ora in una “crisi politica innescata dal monarca presidenziale, che si permette di insultare parte dei francesi”. “Un presidente non può pronunciare le parole che sono state dette”, ha rilanciato invece Christian Jacob, presidente dei Repubblicani. “Non posso sostenere un testo che mira a far incazzare i francesi”, ha aggiunto.

Su LCP, la leader dell’estrema destra Marine Le Pen ha denunciato parole “di volgarità e violenza assolutamente inaudite, inaudite”. La politica di Macron, secondo Le Pen, mira “a instaurare una sorta di guerra contro una parte dei francesi che non hanno violato alcuna legge”. “E’ il garante della coesione nazionale e l’ha dimenticato. In questo modo, sta commettendo un errore politico e un errore morale”, ha affermato la candidata di Rassemblement national per le elezioni presidenziali. Anche Eric Zemmour, da parte sua, ha reagito con forza. “Questa non è solo l’affermazione cinica di un politico che vuole esistere nella campagna presidenziale. È la crudeltà che sfila davanti ai francesi disprezzati”.

Da parte sua, Valérie Pécressse si è detta “indignata” per le parole del Capo dello Stato. Secondo lei, il presidente della Repubblica “non sostiene i francesi quando non la pensano come lui”. “L’insulto non è mai una soluzione. (…) Possiamo vedere che i francesi lo esasperano, ciò significa che è ora di porre fine a questo mandato di cinque anni”, ha attaccato la candidata LR alle elezioni presidenziali su CNews. Un’opinione condivisa da Jean-Luc Mélenchon. Su Twitter, il candidato LFI ha denunciato una “sconcertante ammissione” del presidente della Repubblica. “E’ chiaro, il pass vaccinale è una punizione collettiva contro la libertà individuale”, ha commentato. Mentre il candidato comunista, Fabien Roussel, da parte sua ha denunciato “una dichiarazione indegna e irresponsabile”. “Quando dobbiamo convincere, unire, non insultiamo”.

I dirigenti della maggioranza, invece, hanno difeso le parole del presidente della Repubblica. Su FranceInfo, Christophe Castaner ha stimato che i francesi “avevano bisogno di questo” scossone. “Le parole del presidente fanno chiarezza e ne abbiamo bisogno in questo momento difficile per il Paese. Fondamentalmente, porta una parola che molti francesi condividono”, ha detto il capo del gruppo LREM all’Assemblea nazionale, che considera “sterile” la polemica scaturita da questa intervista. “Si tratta di un riferimento alla formula di Pompidou: ‘Dobbiamo smetterla di far incazzare i francesi’. È questa formula che il Presidente della Repubblica ha declinato. La sentenza non ha scioccato nessuno in bocca al Pompidou”, ha aggiunto. Su France 2, oggi, anche Édouard Philippe è tornato sulla dichiarazione del presidente della Repubblica. Secondo lui, se il presidente si è espresso “in modo familiare”, “tutti hanno capito cosa voleva dire”. “La questione più interessante della polemica e che prospererà a lungo termine è quella della vaccinazione obbligatoria”, ha decretato l’ex presidente del Consiglio.

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