Quarantasette miliardi di euro di valore economico, pari al 2,9% del Pil, e quasi un milione di occupati, il 41% dei quali under 40. Sono le principali cifre che emergono dallo studio “Italia Creativa”, realizzato da EY con il supporto del Mibact e delle associazioni di categoria del mondo della cultura. Per il ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, “abbiamo investito poco sul presente, sul contemporaneo, sui talenti, sulle industrie culturali creative. Abbiamo dimenticato che anche il Colosseo è stato architettura contemporanea, che Michelangelo è stato pittura contemporanea, che Verdi e Puccini sono stati musicisti contemporanei, e l’Italia è piena di talenti e di creatività, di giovani e grandi maestri. E soprattutto questa creatività italiana può diventare, come dimostrano i numeri di oggi, un veicolo formidabile per la crescita”. La ricerca ha preso in considerazione gli undici settori più rappresentativi dell’industria della cultura e della creatività nel nostro Paese: architettura, arti visive e performative, cinema, libri, musica, pubblicità, quotidiani e periodici, ma anche radio, televisione e home entertainment, videogiochi. Ma quando si parla di business e cultura l’Italia ancora continua a rimanere, nonostante le grandi possibilità, più debole rispetto, per esempio, alla vicina Francia, che vanta nel settore creativo 300mila occupati in più e 15 miliardi di maggiore valore. Un gap che si vorrebbe colmare indirizzando al meglio gli investimenti.