Il dato sull’inflazione dell’Eurozona delude gli economisti. La crescita media dei prezzi al consumo pari al +0,2% su base annua registrata nel mese di agosto, invariata rispetto a luglio, si colloca nella parte bassa delle previsioni degli analisti, con alcune stime che erano arrivata anche a +0,6%. Se il dato appare influenzato dalla debolezza dei prezzi energetici l’aspetto più preoccupante è che l’inflazione di fondo, il dato cioè depurato delle componenti più volatili come energia e alimentari, nello stesso mese è addirittura calata allo 0,8% dallo 0,9% di agosto. L’opinione prevalente tra gli analisti è che l’estensione del Quantitative Easing – il maxi programma di acquisto titoli con il quale la Bce acquista titoli per 80 miliardi al mese, e che scadrà nel marzo 2017 – sia sempre più vicina anche se, probabilmente, la riunione del consiglio direttivo programmata per giovedì 8 settembre vedrà una conferma dell’attuale politica monetaria. Secondo Julien Lafargue di JpMorgan Private Bank i dati sull’inflazione di agosto non saranno sufficienti a far scattare un altro taglio dei tassi Bce o ad accelerare gli acquisti dei titoli, ma potrebbero far scattare un’altra tornata di “allentamento verbale” da parte del presidente Mario Draghi che non interviene pubblicamante oramai da cinque settimane.
“Prevediamo – spiega l’analista riportato dal Financial Times – che la Bce dia una forte indicazione che l’attuale programma di acquisto titoli sarà esteso, probabilmente di altri sei mesi. E ciò – aggiunge Lafargue – sarebbe giustificato dal basso livello dell’inflazione ma anche dal bisogno di sostenere i mercati del debito prima di potenziali rischi sotto forma di vari referendum ed elezioni che avranno luogo nell’Eurozona nei prossimi 12 mesi” in Italia, Germania, Francia. Che la riunione dell’8 settembre potrebbe essere troppo ravvicinata per cambiamenti nella politica monetaria lo lascia intendere anche il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy del Galhau che, parlando oggi a un convegno a Francoforte ha sottolineato come la Bce debba seguire un atteggiamento cauto aggiungendo che strumenti come la ‘helicopter money’ – contanti direttamente dalle banche centrali ai consumatori – non sono appropriati. “I tassi d’interesse negativi – ha detto Villeroy, che siede anche nel consiglio della Bce – sono utili, ma sono solo uno dei molti strumenti e hanno i loro limiti. Ecco per dobbiamo restare sull’attuale politica monetaria. E sì, lo stiamo facendo in modo così sostenibile”.
Le parole di Villeroy oggi hanno avuto diretto riscontro anche in un discorso da parte del capoeconomista della Bce, Peter Praet che, in un intervento pubblico a Pechino ha sostenuto che la Banca ha un approccio flessibile per quanto riguarda il suo orizzonte temporale nell’obiettivo d’inflazione dal momento che un’interpretazione rigida potrebbe aumentare i rischi d’instabilità finanziaria. Proprio alla prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce, Praet presenterà le previsioni aggiornate sulla crescita economica e sull’inflazione dei 19 Paesi dell’Eurozona. la maggior parte degli economisti prevede solo piccoli ritocchi al ribasso sulla crescita come riflesso dell’incertezza dopo il referendum sulla Brexit. In giugno la prospettiva di crescita per l’Eurozona era stata collocata all’1.6% per quest’anno e all’1,7% per il biennio successivo. Anche la previsione d’inflazione, ora collocata all’1,3% per il 2017 e all’1,6% per il 2018, potrebbe essere ritoccata al ribasso. Per i vertici della Bce tali previsioni potrebbero presentare un dilemma dal momento che anche per il 2018 mostrerebbero un livello d’inflazione di sotto dell’obiettivo “vicino ma inferiore al 2%” fissato dalla Bce: si tratterebbe infatti del quinto anno consecutivo di obiettivi mancati, con un implicito colpo alla credibilità di tali obiettivi.