C’è una guerra sotterranea, sempre più calda, tra gli Stati uniti e la Cina, come dimostra l’arresto lunedì sera di Jerry Chun Shing Lee, che si teme possa essere stato un informatore di Pechino all’interno della Cia, in grado di accedere a notizie top secret. Si tratta del terzo arresto dopo quello dell’ex ufficiale del Dipartimento di Stato Kevin Mallory, avvenuto a giugno 2017, e quello del diplomatico in Cina Candace Clairborne. Mallory è stato accusato di aver passato segreti Usa per 25mila dollari ai servizi cinese. Clairborne di aver preso decine di migliaia di dollari in contanti e in regali dall’intelligence cinese. Secondo il New York Times il controspionaggio americano sta lavorando almeno dal 2012 per portare alla luce la rete di spie cinesi all’interno dei servizi Usa. Lo scorso anno il NYT ha scritto che, a partire dal 2010 fino alla fine del 2012, la Cina ha dal canto suo scoperto e ucciso “almeno una decina” di fonti della Cia nella Repubblica popolare, imprigionandone sei o più. Questa debacle ha spinto l’amministrazione Usa a focalizzare di più sulla Cina il suo controspionaggio. Gli arresti, dal canto loro, però dimostrano anche che il Ministero della Sicurezza statale cinese e l’Esercito di liberazione popolare sono stati in grado d’infiltrare l’intelligence americana. Il 53enne Lee è stato arrestato a New York, subito dopo essere atterrato nella città.
Naturalizzato americano, aveva vissuto gli ultimi anni a Hong Kond. Era stato nell’Esercito americano negli anni ’80 e lavorato 13 anni per la Cia, dal 1994. Aveva la possibilità di accedere a informazioni top secret. L’accusa contro di lui è stata limitata a quella di detenzione d’informazioni di difesa illegittima. Ma i dettagli di un’inchiesta nei suoi confronti durata cinque anni fanno pensare che ci sia molto di più. Nel 2012 agenti dell’Fbi segretamente esaminarono il bagaglio di Lee mentre era in viaggio. Vi trovarono due notebook pieni di informazioni classificate, comprese le identità di agenti Cia sotto copertura, appunti da riunioni, localizzazioni di basi segrete e numeri di telefono. Non è chiaro dal capo di accusa se tali informazioni, estremamente preziose per Pechino, siano state fornite ai cinesi. Gli ufficiali Usa non commentano l’ultimo caso, ma il governo è sempre più preoccupato per le attività di spionaggio di Pechino. “Gli Stati uniti affronta un’ampia e crescente minaccia alla propria sicurezza nazionale da parte delle operazioni di raccolta d’intelligence cinesi”, ha detto a novembre 2016 un rapporto della Commissione di revisione delle relazioni economiche e di sicurezza Usa-Cina. askanews