Infrastrutture, Italia lontana dal modello europeo. Paese diviso in due, servono 18 mld recupero gap
FOCUS TRASPORTI Paradossale la situazione delle ferrovie: il 70% del materiale rotabile (carri e locomotori elettrici) si trova al nord di contro, il 70% dei binari al centro-sud
Strade vecchie, opere incomplete, interventi in corso da anni, mostrano un Paese spezzato’ in due’, ancora molto lontano dal modello europeo. Per completare i lavori in corso e fare quelli necessari, per recuperare i ritardi, servirebbe una cifra pari a quella di una piccola finanziaria, 16 miliardi di euro, che si aggiungerebbero ai quasi due destinati al potenziamento del trasporto merci ferroviario. E’ quanto emerge dal Focus sui trasporti e la logistica in Italia, realizzato dall’ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con Isfort. La fotografia e’ quella di un’Italia ‘a singhiozzo’, sia sul fronte ferroviario (da Bologna in giu’ i semi-rimorchi non possono viaggiare su vagoni) sia su quello stradale (ci sono voluti 31 anni per aprire i 40 chilometri scarsi della variante di valico Barberino-Sasso Marconi, l’autostrada tirrenica e’ ancora ridotta a due monconi, la nuova Romea sempre un’ipotesi; mentre per la Tirreno-Brennero ci sono voluti nove lustri per compiere nove chilometri, e ne mancano ancora 76).
L’agognato aggancio tra Marche e Toscana, Adriatico e Tirreno resta ancora lontano. Piu’ a Sud, l’aggancio del porto di Civitavecchia al centro Italia rimane sulla carta. Come spiega il Focus, il completamento di questi interventi richiederebbe una somma importante (16+2miliardi) corrispondente al valore di una legge di stabilita’ di media portata, a circa il triplo dei costi stimati per la costruzione del Ponte sullo stretto (il preventivo e’ di 6,3 miliardi) e al quadruplo di quelli necessari per la realizzazione della linea ferroviaria Torino Lione (nel Def del 2014 si stimava un costo di 4,5 miliardi) o del terzo valico dei Giovi (4,5 miliardi). Lo studio di Confcommercio analizza nel dettaglio la situazione delle ferrovie e anche in questo settore si evidenzia una ‘frattura’ tra nord e sud. E non solo perche’ poco meno di tre quarti del traffico interno avviene tra le regioni a Nord dell’Emilia Romagna. Ma anche perche’ circa il 70% del materiale rotabile (carri e locomotori elettrici) e’ a nord, mentre circa il 70% della rete ferroviaria nazionale si trova nelle regioni centrali, meridionali e nelle isole, mentre solo il 31,7% in quella settentrionale. Completamente diversa e’ la situazione dei porti, dove ci sono delle eccellenze, come Genova, Ravenna, Trieste e La Spezia.