Si muore di tumore “soprattutto dove l’inquinamento ambientale è più elevato, anche se si tratta di zone in cui le abitudini di vita sono in genere più sane”. Lo prova una nuova ricerca scientifica che ha voluto approfondire appunto quanto tra i principali elementi in grado di indurre la proliferazione tumorale ci sia l’inquinamento ambientale. I tumori sono oggi la seconda causa di morte al mondo dopo le malattie cardiovascolari. E negli ultimi decenni di ricerca sul cancro, lo stile di vita (in particolare abitudini come obesità, sedentarietà, scorretta alimentazione, alcolismo e fumo) e fattori casuali o genetici sono stati indicati come cause principali nello sviluppo dei tumori. Aumenta, però, sempre più la consapevolezza che l’inquinamento abbia un peso rilevante. Hanno indagato su questo studiosi dell’Università di Bologna, dell’Università di Bari e del Cnr usando nuovi e sofisticati metodi di intelligenza artificiale per sviscerare i legami tra mortalità per cancro, fattori socioeconomici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, a scala regionale e provinciale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment, per la parte analitica, mentre su Nature Scientific Data sarà pubblicato l’intero dataset decennale con i tassi di mortalità tumorale per tutti i comuni italiani, accessibile gratuitamente in modalità user friendly.
Gli studiosi hanno preso in considerazione 35 fonti ambientali di inquinamento (ad esempio industrie, pesticidi, inceneritori, traffico automobilistico), rilevando che tra queste la qualità dell’aria è al primo posto per importanza per quanto riguarda l’associazione col tasso medio di mortalità per cancro. Seguono la presenza di siti da bonificare, le aree urbane, la densità dei veicoli a motore e i pesticidi. Inoltre, altre specifiche fonti ambientali di inquinamento si sono rivelate significative per la mortalità di alcune tipologie di tumore (come, ad esempio, la presenza di aree coltivate associate alla mortalità per tumori al tratto gastrointestinale, la vicinanza a strade e acciaierie per il cancro alla vescica, le attività industriali in aree urbane per il tumore alla prostata e i linfomi, eccetera). La provincia con tasso di mortalità da tumore più alta nel decennio 2009-2018 è Lodi, seguita da Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona. La prima provincia del Centro Italia è Viterbo (11esima posizione), seguita da Roma (18esima), mentre al sud, oltre alla provincia di Napoli al secondo posto, solo quella di Caserta (ottava) rientra nelle prime 10 per mortalità da tumore. In Italia si contano ogni anno circa 400.000 nuovi casi di tumori maligni, con una media annuale di decessi per tumore, secondo i Registri oncologici italiani, di circa tre morti ogni mille persone.