Intercettazioni, arriva l’emendamento Pd. “Niente carcere per i giornalisti”
DIETROFRONT La proposta al ddl di riforma del processo penale esclude la punibilità per audio e video registrati di nascosto. Orlando aveva assicurato: “Nessuna volontà di colpire la stampa” VIDEO di Giuseppe Novelli
di Giuseppe Novelli
Dietrofront dei dem sulle intercettazioni: è stata depositata la proposta di modifica del ddl di riforma del processo penale che esclude la punibilità per i giornalisti che nell’ambito del diritto di cronaca utilizzano conversazioni registrate di nascosto. Esclusa anche la punibilità per registrazioni utilizzate in processi penali e amministrativi o per l’esercizio del diritto di difesa. La legge sulle intercettazioni dovrebbe arrivare al voto definitivo “entro la pausa estiva”. Non c’è “alcuna volontà da parte della maggioranza e dei gruppi della maggioranza di colpire la stampa”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha ribadito la possibilità di una clausola di salvaguardia per i giornalisti, nell’ambito delle norme sulle intercettazioni, laddove si prevede il carcere per quelle tratte in maniera fraudolenta. “Mi sembra che si stia andando in questa direzione – ha fatto notare Orlando -, ed era quello che avevamo auspicato, cercando di spiegare meglio i caratteri delle attività fraudolente e quindi anche quali sono i soggetti titolati ad esercitare in qualche modo quella funzione”. In questo modo, unito a “un ritocco della pena”, secondo il ministro della Giustizia “si può dare una risposta compiuta a una polemica, forse eccessiva, che comunque merita attenzione. Credo che anche la rapidità con la quale si è ritenuto di dover riscrivere la norma – ha concluso Orlando – dimostri che non c’era alcuna volonta’ da parte della maggioranza e dei gruppi della maggioranza di colpire la stampa”. Nei giorni scorsi il ministro aveva preso le distanze dall’emendamento presentato dal centrista Alessandro Pagano, e approvato in Commissione Giustizia alla Camera, che prevede il carcere per le intercettazioni rubate, una stretta sulle intercettazioni “carpite in modo fraudolento con registrazioni o riprese” con il rischio di carcere fino a 4 anni.
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RIFORMA PROCESSO PENALE La riforma sul processo penale Tempi certi di indagine, limiti ai poteri di Gup e Gip, ampliamento dei diritti della parte offesa, sanzioni più severe per furti e rapine e per il voto di scambio politico-mafioso. Sono alcune delle novità contenute nel ddl di riforma del processo penale che domani approderà in Aula alla Camera. Il provvedimento contiene numerose deleghe al governo. Fra queste, anche le intercettazioni che hanno visto montare la polemica sull’emendamento di Ap che prevede fino a quattro anni di carcere per le intercettazioni “carpite in modo fraudolento”. Ecco cosa prevede la riforma del processo penale che ha ottenuto il via libera dalla commissione Giustizia della Camera:
ESTINZIONE REATO Nei reati procedibili a querela il giudice dichiara estinto il reato, sentite le parti e la persona offesa, quando l’imputato ripara interamente il danno mediante restituzione o risarcimento ed elimina le conseguenze del reato. La regola è che il danno sia riparato prima che abbia inizio il dibattimento. Una delega affida al governo il compito di estendere la procedibilità a querela anche ai reati che arrecano offese di modesta entità salvo che la persona offesa sia incapace (per età o infermità). Colloqui con difensore. Nel corso delle indagini preliminari per i reati di mafia e terrorismo il giudice può differire il colloquio dell’arrestato con il proprio avvocato per un massimo di 5 giorni.
LIMITI POTERI GUP E GIP Nell’udienza preliminare è soppresso il potere del giudice di esercitare la supplenza dei poteri-doveri di indagine del Pm. Rimane invece salva la facoltà del giudice di disporre l’acquisizione di prove decisive per il proscioglimento dell’imputato. Se dopo le ulteriori indagini ordinate dal Gip, il Pm richiede nuovamente l’archiviazione e non vi è opposizione della persona offesa, il Gip non può ordinare l’”imputazione coatta”.
Ampliamento diritti parte offesa A 6 mesi dalla denuncia la persona offesa ha diritto a conoscere lo stato del procedimento, attribuendole così un potere di controllo e stimolo all’attività del Pm. Alla persona offesa inoltre si dà anche più tempo per opporsi alla richiesta d’archiviazione, che nel caso di furto in abitazione dovrà in ogni caso esserle comunicata.