Per oltre due anni, il presidente statunitense Donald Trump ha attaccato ripetutamente le indagini sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016 e sui suoi presunti legami con Mosca, definendole ‘illegali’, una ‘caccia alle streghe’, un ‘complotto’, anche mesi dopo la loro conclusione. Ora, la sua amministrazione ha aperto un’indagine penale sulle origini delle indagini dell’Fbi. Il dipartimento di Giustizia statunitense ha infatti trasformato la revisione amministrativa dell’indagine sulle possibili interferenze russe nelle elezioni presidenziali in un’inchiesta penale. A riferirlo, per primi, sono stati New York Times e Fox News. La decisione riconosce al procuratore John Durham il potere di citare in giudizio testimoni e documenti, di convocare un gran giurì e di presentare accuse penali. Una fonte della tv conservatrice ha detto che l’ispettore del dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, presenterà presto un rapporto sui presunti abusi contro la campagna elettorale del presidente Donald Trump, che dovrebbe chiarire i motivi per cui l’indagine di Durham sia diventata un’inchiesta penale.
L’avvio di un’inchiesta penale probabilmente susciterà allarme sulla possibilità che Trump stia usando il dipartimento di Giustizia contro i suoi nemici, ha sottolineato il New York Times, ricordando che il presidente licenziò il direttore dell’Fbi, James Comey, sotto la cui direzione fu avviata l’indagine sulla Russia, e che dall’inizio è ‘ossessionato’ dalla necessità di scoprire come siano partite le indagini su di lui. La scelta di Durham, un esperto e rispettato procuratore, che ha indagato sulle torture compiute dagli agenti della Cia e sulla mafia, potrebbe aiutare il segretario alla Giustizia, William Barr, a evitare di essere accusato di essere al servizio di Trump e di aver messo la politica davanti alla giustizia. Come sostenuto da giorni dalla stessa Fox News, l’indagine di Durham si è ampliata significativamente grazie alle prove raccolte da Barr durante un recente viaggio in Italia, su cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato ascoltato mercoledì al Copasir, la commissione parlamentare di controllo sulla sicurezza della Repubblica. Conte, in conferenza stampa, ha detto che i servizi d’intelligence italiani non hanno avuto alcun ruolo nella presunta cospirazione contro Trump. Barr è entrato in contatto anche con l’intelligence di Regno Unito e Australia per scoprire il loro ruolo nelle prime fasi dell’indagine.
Barr aveva espresso scetticismo sulle indagini sulla Russia prima ancora di entrare nell’amministrazione Trump. A maggio, ha fatto partire una revisione amministrativa delle indagini, affermando che le conversazioni con funzionari dell’intelligence e delle forze dell’ordine lo avevano convinto che l’Fbi avesse agito in modo improprio, se non illegale, contro Trump. L’Fbi aprì l’indagine contro l’allora candidato repubblicano nel luglio 2016, con il nome in codice Crossfire Hurricane, dopo essere stato informato dal governo australiano che a un consigliere di Trump erano state offerte delle e-mail rubate che avrebbero potuto danneggiare la campagna elettorale di Clinton. L’Fbi, scoperta l’offerta poco dopo la pubblicazione delle e-mail, visti anche i legami di alcuni consiglieri di Trump con la Russia, temeva che la campagna elettorale del candidato repubblicano stesse cospirando con Mosca per riuscire a vincere le elezioni. Le indagini dell’Fbi, della Cia e del procuratore speciale Mueller hanno concluso che la Russia interferì nelle elezioni presidenziali, aiutando Trump, ma che non ci sono prove del coinvolgimento dell’attuale presidente.
Barr, secondo Fox News, avrebbe detto ai funzionari dell’ambasciata in Italia di aver “bisogno di una sala conferenze per incontrare i vertici dell’intelligence ed essere sicuro di non essere ascoltato da nessuno”. Una fonte del ministero della Giustizia italiano ha recentemente detto al Daily Beast che Barr e Durham erano particolarmente interessati da ciò che i servizi segreti italiani sapevano sul conto di Joseph Mifsud, docente maltese della Link University di Roma, che avrebbe detto a un ex consigliere di Trump, George Papadopoulos, che i russi erano in possesso di informazioni compromettenti su Hillary Clinton, rivale democratica di Trump alle presidenziali. Barr e Durham hanno ascoltato il nastro con la deposizione di Mifsud, in cui il docente spiega perché la sua vita ora è in pericolo e perché ha bisogno della protezione della polizia. Fonti di Fox News hanno rivelato che Durham è “molto interessato” a interrogare James Clapper e John Brennan, all’epoca direttore dell’intelligence nazionale e direttore della Cia. I due erano ai vertici dell’intelligence non solo quando Mifsud parlò con Papadopoulos, ma anche quando un dossier non verificato e screditato in molto suoi punti, quello scritto dall’ex agente britannico Christopher Steele e finanziato dalla campagna elettorale di Clinton e dal Comitato nazionale democratico, fu usato per giustificare un mandato segreto di sorveglianza contro Carter Page, allora consigliere di Trump, prima delle elezioni. L’Fbi, secondo Fox News, avrebbe tenuto nascosto il fatto, nel richiedere il mandato davanti al tribunale segreto (Fisa), che i democratici avessero finanziato il dossier.
Inoltre, nelle richieste presentate al Fisa, l’Fbi scrisse di “non credere” che Steele fosse la fonte diretta di un articolo di Michael Isikoff su Yahoo News in cui si accusava Page di collusione con la Russia; al contrario, l’Fbi sostenne che l’articolo del settembre 2016 fosse una verifica indipendente del dossier. Invece, i documenti depositati in un tribunale di Londra mostrano il contrario, ovvero che Steele presentò il suo rapporto a Isikoff e ad altri giornalisti nell’autunno del 2016, su indicazione di Fusion Gps, la società che gli aveva commissionato l’indagine sulle connessioni tra Trump e la Russia. Il procuratore speciale Robert Mueller, che ha indagato sulle interferenze russe nelle elezioni e sui possibili legami tra Mosca e Trump, non ha trovato le prove delle tante accuse contro Trump presentate nel dossier; l’inchiesta non ha portato ad alcuna prova di “cospirazione” tra la campagna di Trump e Mosca, ma non ha escluso una possibile collusione del presidente con i russi. Circa due mesi fa, il giornalista investigativo John Solomon ha pubblicato su The Hill un articolo in cui elenca dieci documenti coperti da segreto che dovrebbero presto essere divulgati dall’amministrazione Trump e che confermerebbero la tesi della cospirazione contro l’attuale presidente, orchestrata dai democratici con la collaborazione di Fbi, dipartimento di Giustizia statunitense e servizi segreti occidentali, in particolare quelli di Regno Unito, Australia e Italia (sotto i governi Renzi e Gentiloni).
Il 16 ottobre, durante la conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Trump ha dichiarato che Barr è stato di recente in Italia per acquisire informazioni sul piano dei democratici per manipolare le elezioni del 2016 contro di lui. “I democratici hanno viaggiato per il mondo per manipolare le elezioni che ho vinto. Molti Paesi sono coinvolti, l’Italia potrebbe essere tra questi”. Trump ha poi accusato l’allora presidente Barack Obama di aver guidato il piano per danneggiarlo: “Porta a lui”. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dichiarato due giorni fa che “la nostra intelligence è completamente estranea […] Ci sono stati due incontri [con Barr, ndr], uno il 15 agosto e l’altro il 27 settembre. Io non ero presente ma sono stato informato. Il primo […] è servito a chiarire che, alla luce delle verifiche fatte, la nostra intelligence è estranea a questa vicenda. Questa estraneità ci è stata riconosciuta”. Barr, ha aggiunto, ha avanzato una “richiesta” all’Italia per avere informazioni e “verificare l’operato degli agenti statunitensi”.