Riparte il cantiere del nuovo centrosinistra. Dopo lo stop and go estivo e la rottura sulla candidatura in Sicilia Mdp e Campo progressista di Giuliano Pisapia si siedono intorno a un tavolo e danno vita al coordinamento politico che porterà all’assemblea democratica del prossimo autunno. “Abbiamo fatto un importante passo avanti”, ha detto Giuliano Pisapia al termine della riunione. “È stato un incontro utile, propositivo. C’è consonanza di opinioni, obiettivi e percorso”. Non tutti i nodi sono stati sciolti ma alcuni paletti sono ormai fissati, ragione per cui molti dei partecipanti alla lunga riunione romana (durata quasi quattro ore, presenti tutti i dirigenti politici delle due formazioni: oltre a Pisapia per Campo progressista c’erano Marco Furfaro, Ciccio Ferrara, Massimiliano Smeriglio, Bruno Tabacci, Franco Monaco, Mario Catania e per Mdp-Articolo 1 Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema, Roberto Speranza, Guglielmo Epifani, Francesco Laforgia, Cecilia Guerra, Arturo Scotto, Aldredo D’Attorre, Nico Stumpo) parlano di “incontro positivo, costruttivo” e di un percorso ormai avviato: “andiamo avanti” è il leit motiv ribadito da Pisapia, Bersani, Epifani e altri. Anche Massimo D’Alema, che non ha rilasciato dichiarazioni come gli altri uscendo, raccontano abbia parlato di una discussione seria e di un passo avanti, come testimoniato dal comunicato finale.
“Si è rafforzato e definito il percorso comune di costruzione di un centrosinistra innovativo capace di battere le destre e i populismi e alternativo alle politiche sbagliate del Pd di Renzi”, si legge infatti nella nota congiunta diffusa al termine della riunione”, nella quale “è emersa la volontà di aprire un confronto, senza veti o pregiudizi, con tutti i soggetti civici e politici che condividono la necessità di tale percorso. Per favorire la massima partecipazione e apertura si lavorerà a promuovere in autunno un grande momento di coinvolgimento popolare”. Si tratta dell'”assemblea democratica” che si terrà tra ottobre e novembre in cui cominciare a definire l’assetto organizzativo del movimento, con un metodo aperto e dal basso, assicurano da Cp, per individuare i rappresentanti su tutto il territorio nazionale. Nessun tesseramento, precisa Smeriglio, “non vogliamo accelerare sull’organizzazione del partito” e neanche primarie per la leadership: “Non esistono al mondo – continua l’esponente di Cp – Pisapia è il leader. E poi le primarie si fanno se c’è una coalizione, noi facciamo un’operazione diversa – spiega Smeriglio -, dal momento che c’è questa pessima legge elettorale” l’idea è quella di “una lista che combatta le destre e i populisti”. Anche Bersani è d’accordo sulla leadership di Pisapia: “assolutamente sì”, risponde e, a quanto riferiscono, nessuno in riunione ha avuto da ridire su questo, anche se Speranza sembra frenare: “Contano le politiche, basta parlare di noi stessi”.
Il ragionamento per Mdp sarebbe quello di riconoscere la leadership dell’ex sindaco di Milano ma all’interno di una conduzione condivisa con i principali dirigenti politici che, spiegano, non a caso si vedranno sistematicamente per decidere insieme i passaggi politici e programmatici. Per ora insomma si stabilisce che il coordinamento, ossia l’organismo che si è riunito ieri, si incontrerà con cadenza quasi settimanale e il prossimo appuntamento in cui testare la solidità del progetto sarà la legge di stabilità: verranno avanzate tre-quattro proposte al governo su quelle che sono considerate le priorità. Il presupposto è “una svolta sostanziale nelle politiche economiche e sociali fatte finora – spiega Speranza – e l’approvazione della legge sullo ius soli: “riteniamo imprescindibile l’approvazione dello ius soli e per questo siamo fermamente contrari ad ogni ulteriore rinvio”, è l’altro passaggio centrale del comunicato congiunto con cui si è concluso il vertice. Il rapporto con il governo quindi non sarà nè pregiudizialmente negativo ma neanche favorevole a scatola chiusa, si valuterà in base a come l’esecutivo si comporterà rispetto alle proposte avanzate, insomma se le accoglierà o meno. L’altro punto fisso stabilito è che il nuovo centrosinistra si propone come alternativa al Pd di Renzi. Il che vuol dire pensare a un soggetto che non abbia alcuna pregiudiziale sugli interlocutori, un programma di centrosinistra di governo e soprattutto che non sia minoritario, o la riedizione di quei progetti multicolori già falliti in passato, su questo l’identità di vedute sembra già assoluta.