Inutile l’appello del Papa, in agenda negli Usa 6 esecuzioni

Inutile l’appello del Papa, in agenda negli Usa 6 esecuzioni
30 settembre 2015

di Enzo Marino

A nulla è valso l’appello di Papa Francesco perchè venisse risparmiata la vita di Kelly Gissendaner (foto), giustiziata oggi negli Stati Uniti per complicità nell’omicidio del marito avvenuto nel 1997. E l’esecuzione di oggi è solo la prima di una serie che riporta in primo piano la questione della pena di morte negli Usa. Nelle due settimane successive all’appello rivolto dal Papa al Congresso americano perchè venga abolita la pena capitale, cinque Stati Usa hanno infatti in agenda sei esecuzioni, “un’impennata dell’attività letale che il Paese non vedeva da oltre due anni”, fa notare oggi il Washington Post, in un articolo che dettaglia “il microcosmo” americano della pena di morte. Kelly Gissendaner, 47 anni, è la prima donna giustiziata nello Stato della Georgia negli ultimi 70 anni e la 16esima in tutti gli Stati Uniti da quando la Corte suprema decise di reintrodurre la pena capitale nel 1976. Secondo il racconto dei testimoni, prima di morire la donna ha intonato uno dei più famosi inni cristiani in lingua inglese, “Amazing Grace”; negli anni della prigionia Gissendaner si era infatti avvicinata alla religione, diplomandosi in un corso di teologia.

“Ha pianto, poi ha singhiozzato, quindi ha cominciato a cantare e a scusarsi, se non cantava, pregava”, ha raccontato il giornalista della Nbc presente all’esecuzione. Inutili gli appelli dei tre figli così come la lettera inviata per conto di Papa Francesco alla Commissione della Georgia per la grazia e la libertà vigilata. “Senza voler minimizzare la gravità del crimine per cui Gissendader è stata condannata, e pur rimanendo vicini alle vittime, vi imploro, alle luce delle ragioni presentate alla Commissione, di commutare la condanna in un’altra che offra una migliore espressione di giustizia e misericordia”, si legge nella missiva scritta dall’arcivescovo Carlo Maria Vigano per conto del Papa.  E altre esecuzioni capitali sono in calendario in Oklahoma, Virginia, Texas e Missouri. Oggi è in programma in Oklahoma l’esecuzione di Richard Glossip, 52 anni, che si è sempre dichiarato innocente dall’accusa di aver ucciso il proprietario di un motel nel 1997. A suo favore si sono schierati negli ultimi anni anche l’attrice Susan Sarandon e il miliardario Richard Branson. Anche in questo caso Vigano ha inviato a nome del Papa una lettera al governatore dell’Oklahoma, in cui si chiede di commutare la pena.

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Domani è invece in calendario l’esecuzione in Virginia di Alfredo Prieto, un immigrato salvadoregno condannato per la morte di tre persone. I suoi legali lo hanno dichiarato incapace di intendere e di volere, affermando che gli dovrebbe essere risparmiata la pena capitale. Georgia, Oklahoma, Virginia, Texas e Missouri sono gli Stati più attivi sul fronte delle esecuzioni dal 1976. Il Texas sorpassa tutti di gran lunga, mentre la California non ha eseguito nessuna condanna a morte da quasi un decennio. Il governatore della Pennsylvania ha sospeso la pena capitale quest’anno e simili moratorie sono in vigore in Oregon e nello Stato di Washington. Malgrado il gruppo della death penalty puntualmente eseguita sia piuttosto ristretto, se tutti i condannati in scadenza nei prossimi nove giorni saranno uccisi, evidenzia il Washington Post, “avremo il periodo di maggiore attività in termini di pena capitale negli Usa da giugno 2013”.

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