Ipotesi Gentiloni sempre in campo, perde quota Padoan e Renzi-bis. Ma è nodo data urne

VERSO NUOVO ESECUTIVO Verdini sta lavorando per allargare il campo, con il superamento di ‘Ala’. Ma il fronte centrista e’ in ebollizione

VERDINI renzi

Il nodo principale sul tavolo per sciogliere il rebus della crisi politica resta il ‘timing’ sul voto anticipato. Renzi, riferiscono fonti parlamentari Pd, e’ ancora convinto che occorra, in mancanza di una presa di posizione di tutte le forze politiche ad un esecutivo di responsabilita’, andare alle urne al piu’ presto. Non possiamo farci logorare, dobbiamo dare al piu’ presto la possibilita’ ai cittadini di scegliere, il suo ‘refrain’. Secondo questa tesi che filtra da fonti parlamentari dem al G7 che si terra’ il 26 maggio occorrerebbe che ci sia gia’ un nuovo governo in carica. Ipotesi che potrebbe concretizzarsi solo se ci fosse un accordo sui tempi sulla legge elettorale e sulla data del voto. Ovvero dopo il pronunciamento della Consulta, magari con qualche ritocco in base alle indicazioni che arriveranno da Palazzo dei Marescialli il 24 gennaio, bisognerebbe gia’ pensare allo scioglimento delle Camere, entro la fine di marzo.

Se poi dovesse essere Renzi a portare il Paese al voto con un reincarico (scenario fino ad ora respinto dal premier dimissionario) oppure restando a palazzo Chigi per gli affari correnti o, ancora, se dovesse nascere un esecutivo Gentiloni (piu’ remota la possibilita’ di un esecutivo a guida Padoan) e’ chiaramente un passaggio non secondario. Ed e’ un passaggio che, sottolineano fonti parlamentari dem, sara’ oggetto del confronto di domani, quando la delegazione del Pd si presentera’ al Colle. L’ipotesi di un governo a tempo, con al voto entro l’estate e sul quale potrebbe non esserci la contrarieta’ del Quirinale, e’ ancora in campo. Ma non fornirebbe garanzie a chi teme sulla durata del nuovo esecutivo. Il timore dei renziani e’ che un nuovo esecutivo possa arrivare fino al 2018. “Un Governo di legislatura e’ inconcepibile. Dobbiamo capire capire come chiuderla, non come andare avanti. La legislatura si e’ chiusa con il referendum”, dice senza mezzi termini il ministro Orlando.

Bisogna fare in fretta, ha spiegato il Capo dello Stato Mattarella ai gruppi parlamentari minori che si stanno avvicendando al Quirinale. Si guarda gia’ alla data del 15 dicembre, quando e’ in programma il Consiglio europeo a Bruxelles. L’auspicio dei vertici istituzionali e’ che si possa arrivare ad una soluzione della crisi a breve tempo. Il giro di consultazioni al Colle entrera’ nel vivo domani, quando sara’ la volta di Movimento 5 stelle, Forza Italia e Pd. Poi arriveranno le valutazioni del presidente della Repubblica. L’ipotesi del rinvio alle Camere del premier dimissionario e’ ancora sul tavolo ma gli stessi renziani non nascondono che si sta lavorando da giorni sull’ipotesi Gentiloni. Ovvero al ‘piano B’ di Renzi che ripete la necessita’ di un governo tutti dentro o voto, ma potrebbe optare per un’exit strategy con un suo fedelissimo a palazzo Chigi. In questo modo potrebbe compattare le posizioni nel Pd. Il via libera all’attuale ministro degli Esteri avrebbe l’ok non solo dei franceschiniani ma anche della minoranza dem ma l’interrogativo dei vertici del Nazareno e’ sempre lo stesso: far partire o no un nuovo governo a guida Pd nel caso in cui Renzi dovesse scegliere di non rientrare direttamente in partita? Per arrivare alla soluzione occorrera’, quindi, sciogliere ancora diversi nodi.

Intanto la natura e gli obiettivi di un eventuale nuovo governo: resterebbero alcuni ministri di peso come Padoan, Orlando e Franceschini e si andrebbe semplicemente ad aggiornare la nuova squadra? E con quale mandato? Il secondo rebus riguarderebbe i numeri in Parlamento: Verdini – confidano diversi senatori che hanno il polso della situazione a palazzo Madama – sta lavorando per allargare il campo, con il superamento di ‘Ala’. Ma il fronte centrista e’ in ebollizione: l’Udc si e’ fatta da parte, quattro senatori di Ap non hanno votato la fiducia sulla manovra e altri ammettono di voler arrivare fino a fine legislatura. Inoltre occorrerebbe capire come si comporterebbero gli ex grillini che finora hanno dato un sostegno a Renzi. Ma lo scoglio principale resta appunto l’interrogativo sulla durata: il tempo sarebbe quello del chiarimento sulla legge elettorale, ma sullo sfondo si aprirebbe un braccio di ferro tra le forze politiche. “Un governo si sa quando nasce ma non quando finisce”, e’ la consapevolezza dei parlamentari di tutti i partiti. Ed e’ soprattutto la consapevolezza di Renzi, secondo quanto riferiscono i suoi.