Cronaca

Attacco a Kerman: oltre 150 morti dove è sepolto Soleimani. Iran: “Risposta sarà dura”

Una tragedia ha colpito l’Iran oggi con oltre 150 morti e oltre 130 persone ferite in seguito a due esplosioni avvenute nel “Cimitero dei Martiri” nella città meridionale di Kerman. L’area ospita la tomba del generale Qassem Soleimani, storico comandante delle Guardie della Rivoluzione ucciso in un raid statunitense a Baghdad nel 2020. Inizialmente si ipotizzava l’esplosione di bombole di gas, ma il vicegovernatore di Kerman ha confermato che si trattava di un “attacco terroristico.”

Le deflagrazioni hanno avuto luogo mentre migliaia di persone si erano radunate nel cimitero per commemorare Soleimani. Gli ordigni, nascosti in borse, sono stati attivati a distanza, provocando caos e paura tra la folla. Il capo della Mezzaluna Rossa locale, Reza Fallah, ha confermato decine di vittime, e le ambulanze hanno faticato ad evacuare i feriti a causa delle strade bloccate dalla folla. Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha definito l’attacco un evento “codardo” e “atroce,” promettendo che gli autori saranno presto identificati e puniti. Il ministro dell’Interno di Teheran, Ahmed Vahidi, ha dichiarato che la risposta dell’Iran sarà “potente e schiacciante,” ma ha assicurato che la situazione a Kerman è sotto controllo delle forze dell’ordine.

 

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha condannato gli attacchi definendoli “scioccanti nella loro crudeltà e cinismo,” mentre l’Unione Europea ha espresso ferma condanna e solidarietà al popolo iraniano. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto che i responsabili siano chiamati a rispondere, mentre gli Stati Uniti e Israele hanno negato ogni coinvolgimento nelle esplosioni. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha offerto le sue condoglianze per gli attacchi, definendoli un “atto contro chi commemorava l’assassinio di Soleimani”. Nasrallah ha anche menzionato l’uccisione di Saleh al-Arouri, vicepresidente di Hamas, in un attacco israeliano a Beirut.

 

 

Sebbene non siano stati forniti dettagli espliciti sulla matrice degli attacchi, secondo fonti a Teheran la Repubblica islamica ha reagito “in modo moderato” a raid ed attacchi contro suoi obiettivi perché “non ha alcun interesse a entrare in una guerra diretta contro Israele, che sta dimostrando di poter colpire quando vuole farlo, esponendo delle fragilità nella sicurezza che sono vistose”. A Teheran sono convinti che Israele “li voglia trascinare in un conflitto aperto”, ma, sostengono gli osservatori, in realtà Benjamin Netanyahu potrebbe anche avere altri obiettivi: “Diluire le sue responsabilità” per non aver impedito gli attacchi del 7 ottobre o “avvertire l’Iran, attraverso queste azioni di deterrenza, di fermarsi” nel sostegno agli Houthi, a Hezbollah e alle milizie in Siria e in Iraq.

In ogni caso il messaggio arrivato ancora oggi con “un attentato che ha una portata storica”, per il numero di vittime ma anche per l”obiettivo’, “è molto chiaro”, sostengono le fonti, secondo cui Israele così vorrebbe anche distogliere l’attenzione dal mancato raggiungimento dei suoi obiettivi nella Striscia di Gaza. Un comportamento “pericoloso ed esplosivo che potrebbe non piacere agli americani”, mai stanchi di ripetere gli avvertimenti sul rischio di un allargamento del conflitto.

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