E’ salito ad almeno 29 morti il bilancio dell’attentato di questa mattina durante una parata militare ad Ahvaz, in Iran, rivendicato dall’Isis. “Finora, questo attacco terroristico ha causato 29 morti e 57 feriti”, ha riferito l’emittente di Stato iraniana, citando il deputato Mojtaba Zolnouri, membro del Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale e gli Affari esteri. “Tra i morti ci sono una ragazza e un veterano che è stato ucciso sulla sua sedia a rotelle”, ha aggiunto alla televisione di Stato il generale di brigata Abolfazl Shekarchi, portavoce delle forze armate iraniane.
Teheran ha promesso una “risposta terribile” contro chi ha eseguito l’attacco e ha minacciato gli Stati Uniti, ritenuti “responsabili” di aver colpito l’elite militare della Repubblica islamica, il nucleo duro della Rivoluzione khomeinista: i pasdaran. Accuse, piu’ velate, anche all’Arabia Saudita. Passiamo alla cronaca. Due uomini armati e vestiti con uniformi militari, secondo una prima ricostruzione, hanno cominciato a sparare sulla folla da un parco accanto al percorso della parata per poi cercare di colpire il palco delle autorita’. I due sono stati ‘neutralizzati’ dalle forze dell’ordine. La Fars, citando una fonte delle forze di sicurezza, ha riferito di un numero maggiore di aggressori, di cui due sono morti, uno e’ stato ferito e un altro arrestato.
La sparatoria e’ durata una decina di minuti. Per l’agenzia semi-ufficiale Tasnim, almeno otto Guardiani della Rivoluzione sono morti, insieme a diversi civili. Altre fonti indicano 12 morti tra i pasdaran. Due, le rivendicazioni: la prima e’ arrivata dal gruppo separatista Al-Ahvaz, che combatte per i diritti della minoranza araba nella provincia. L’attacco, si legge nel comunicato rilanciato dalla Bbc in persiano, rientra nella “legittima resistenza” contro Teheran e “nessun civile e’ stato preso di mira”; la seconda e’ quella dell’Isis. L’attacco e’ avvenuto nell’anniversario dell’invasione irachena che diede inizio alla guerra negli anni ’80. Ahvaz e’ il capoluogo della provincia del Khuzestan, area di frontiera ricca di petrolio, abitata da una forte comunita’ araba, oltre 3 milioni di persone, in prevalenza sunnite.
Da tempo accusano le autorita’ centrali sciite di essere discriminate e negli ultimi anni ci sono stati attacchi da parte di gruppi separatisti contro le strutture petrolifere. Tra il 2005 e il 2006 nell’area di Ahvaz ci furono violenti disordini a cui fecero seguito una serie di attentati dinamitardi attribuiti a gruppi separatisti arabi che causarono 28 morti e 225 feriti. Nel febbraio 2017 nella citta’ si era recato anche il presidente iraniano per cercare di calmare gli ani mi dopo le dure proteste dei residenti che si lamentavano del fortissimo inquinamento, dei tagli alla corrente elettrica e dei problemi nella fornitura idrica. L’Iran, aveva spiegato in una intervista ad Avvenire rilasciata prima dell’attacco Shirin Ebadi, l’attivista per i diritti umani Nobel per la Pace nel 2003, rischia di “diventare presto il nuovo Venezuela”: “un Paese che ha petrolio, che dovrebbe essere molto ricco, ma dove manca il pane. E’ quasi un anno che gli iraniani protestano per questo e nessuno li ascolta”.