Iraq, le aree liberate di Mosul davanti a una grave crisi idrica

Iraq, le aree liberate di Mosul davanti a una grave crisi idrica

Battere sul campo i miliziani dell’Isis non basta per vincere la guerra contro il terrorismo, insegnano le dottrine militari di counterinsurgency. Nel corso della violenta controffensiva governativa per riprendere il controllo della strategica località di Mosul, nell’Iraq settentrionale, il villaggio di Sayramun è stato riconquistato nel febbraio 2017 ma i suoi problemi sono tutt’altro che risolti. Oltre a restare ancora isolato, è piagato da una cronica mancanza di servizi idrici. Anche se Sayramun si trova situato nei pressi di un suggestivo meandro del fiume Tigri. A causa dei violenti sconti nella regione di Mosul, da mesi gli impianti di depurazione delle acque non funzionano e i rifornimenti con le autobotti sono resi difficili dalle restrizioni alla libera circolazione dei veicoli civili in un’area congestionata dai convogli militari. Per questo gli abitanti del villaggio sono costretti a utilizzare l’acqua del fiume che non è potabile. E nel villaggio non c’è gas o energia elettrica per bollirla. Una sfida molto difficile per le 70 famiglie ritornate a Sayramun dopo la liberazione. “Qualcuno la beve” spiega un residente del villaggio, “non è morto nessuno ma alcuni sono rimasti intossicati e qualcuno è svenuto. Tutto a causa dell’acqua del fiume”. I miliziani dell’Isis hanno distrutto l’impianto di depurazione. Pompe, sistemi di filtraggio e bacini di sedimentazione sono stati fatti saltare in aria. E adesso l’acqua va direttamente dal fiume alle cisterne. Ogni giorno autobotti raccolgono l’acqua dal Tigri e la portano ai campi profughi: “Veniamo alla mattina, riempiamo i camion e ce ne andiamo. Scarichiamo tutto nelle cisterne dei campi e degli ospedali” testimonia un conducente. La battaglia di Mosul non è solo cecchini e rastrellamenti. Il problema dell’acqua potabile è uno snodo fondamentale in Iraq, e non solo, per evitare di vincere la guerra e perdere la pace.